Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film
Terzo film di Lucchetti su un libro di Starnone, probabilmente una delle sue pellicole migliori con attori di altissimo livello. Cosa sarebbe di noi se gli altri scoprissero il segreto di chi siamo veramente?
Raccontarsi un segreto, quello che se tutti lo venissero a sapere ti rovinerebbe la vita, addirittura da pensare che se si scoprisse si avrebbero grane con la giustizia. E il segreto non viene tradito, né svelato, ma condiziona la tua vita. L'arte magica di un film di sottrazione che fa parlare il non detto, intendere un segreto non svelato diventa strumento di tensione e interiorizzazione dell'ansia del racconto. Una relazione assoluta che si dissolve senza slacciarsi, che governa l'esistenza divisa, come racconta già il trailer, tra amore e paura. L'amore è sottomissione, questo è vero e nel racconto del film ineluttabile.
Lucchetti torna alla regia su un testo di Starnone, questo connubio sembra essere proficuo visti i risultati ottenuti. Elio Germano governa la scena, lui così fisico e così emozionale ci trascina, come sempre, nell'inquietudine esistenziale di un insegnante che usa un metodo affettivo di cui scriverà un libro che lo farà affermare. Sarà trattato come un luminare, ma nella vita privata sembra non accorgersi dell'amore che perde, concentrato così tanto su se stesso, sul proprio successo e la propria affermazione. Vittoria Puccini, che mi conquista con ogni sua interpretazione, così delicata e dimessa, resta in disparte. Cerca una sua affermazione, ma non la trova. E il destino oltre a farle fare i conti con un marito che ottiene un certo tipo di successo, si trova a fare i conti con un amore rivale del passato ancora ingombrante. La sua studentessa, una eccellente Federica Rosellini, che è stata amante del marito, ha trovato il modo di affermarsi nella materia che lei insegna e che non le permette di avere sbocchi al di là dell'insegnamento. Intenso il momento in cui si arrende, in cui le avances di un insegnante universitario le fanno dire: se fossi valsa qualcosa, lui non si sarebbe comportato così.
C'è tanto in questo film, una tensione psicologica senza soluzione di continuità, una regia che la coltiva, una musica che la trasmette continuamente. Non c'è un vero amore nel matrimonio di Pietro Vella, ma quasi la rassegnazione e l'insoddisfazione.
Certo ho provato rabbia, perché ecco lì le donne messe ai margini, il successo che vedono riconosciuto solo all'estero, la sconfitta sociale del topos sull'eterna conquista dell'uomo predatore a loro danno, l'eterno egoismo maschile che non lascia spazio ai sogni delle donne o alle loro ambizioni. C'è disinteresse e disattenzione verso un amore che arranca stanco e minato, c'è la fuga e la paura.
E di fronte a questa mediocrità ecco viene da pensare che il segreto potrebbe essere uno qualsiasi, banalmente la dichiarazione di mediocrità dell'essere umano che ha costruito per una vita intera la propria aurea di successo. Qual è il segreto dietro agli influencer che raccontano quotidianamente la loro storia di successo? Per noi esseri umani mediocri, cosa rappresentano le persone che hanno successo, quanto abbiamo da nascondere di noi perché non si veda il nostro abisso, il nostro nulla di fronte al racconto epico che ci dà ogni epoca dell'individuo? Ecco questa domanda mi ha lasciato quella sensazione di insufficienza, perché Pietro sono io, Pietro probabilmente è ogni spettatore tenuto in scacco dalla più profonda verità che ognuno di noi conosce di sé ma che nessuno osa esternare. Starnone e Lucchetti lo fanno senza dircelo.
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