Regia di Shohei Imamura vedi scheda film
Shoei Imamura è nato a Tokyo il 15 Settembre 1926 e quindi, considerando che la matematica non è un’opinione, ha 76 anni! Dato anagrafico rilevante nello scoprire che dietro un film vitale, originale e modernamente ermetico come “Acqua tiepida sotto un ponte rosso” si cela un “maturo” signore considerato una vera e propria istituzione in Giappone.
Si vocifera anche che, nella scorsa edizione del Festival di Cannes, questo film abbia seriamente insidiato il nostro Nanni Moretti per “rubargli” la Palma d’Oro ma per fortuna Liv Ullmann, presidente di Giuria, ha molto amato la pellicola italiana e, ad essere onesti, una diversa scelta che avrebbe premiato il film di Imamura ci avrebbe lasciato perplessi... e non perché il suo non sia un film meritevole. La storia del quarantenne Yosuke (Yakusho Koji) che, su consiglio di un vecchio vagabondo, si reca in un villaggio della penisola di Noto per ritrovare un misterioso vaso contenente un Buddha d’oro ed invece incontra una donna, Saeko (Shimizu Misa), che “spruzza” acqua quando prova piacere carnale facendo in tal modo sbocciare i fiori fuori stagione e risalire i pesci dal mare al fiume nasconde uno dei più grandiosi inni che siano mai stati dedicati all’universo femminile: è dalla donna che scaturisce la vitalità della Natura!
“Eccoci nel XXI secolo: se alcuni dicono che questo secolo sarà quello della Scienza e della Tecnologia io penso che sarà anche quello della Donna” dichiara Shoei Imamura ma il suo sincero apologo, gustoso nella descrizione minuta della vita del villaggio e dei suoi abitanti, con una fotografia “solare” (Komatsubara Shigeru) ed un “motivetto” musicale che ti diventa subito familiare (Ikebe Shinichiro), rimane sospeso troppo a lungo in una manieristica ed impalpabile trama di racconto che non coinvolge mai direttamente lo spettatore.
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