Regia di Richard Eyre vedi scheda film
Con quella placida lentezza che è propria della vecchiaia, servendosi dei bei colori crepuscolari e disincantati di Roger Pratt e della triste colonna sonora del grande James Horner, Eyre racconta stralci di vita della scrittrice Iris Murdoch, in un film l cui unico sbagli è quel sottotitolo italiano, "un amore vero": Iris non è certo la storia di un grande amore, lirico e pomposo, sbandierat ai quattro venti, cissuto con intensità: è la storia di più emozioni, spesso incapaci di incrociarsi, di sentimenti che non combaciano, di solitudini che hanno bisogno di essere lasciate a sè stanti; è la storia di una donna affascinante che si è costruita un mondo misterioso e impenetrabile (anche per lo spettatore, perchè Eyre non si permette di scavalcare l'intimità dei pensieri della Murdoch), e di un uomo teero e affezionato che l'ha sempre seguita senza ottenere nulla in cambio. Non sono gli esseri umani i veri protagonisti di questo film: di questi ci viene mostrata solo qualche sfumatura, ne appaiono tracce, ombre, frammenti, attimi. Non ci sono ritratti secchi e precisi come amano fare i soliti biografi. Protagonisti del film sono gli sati d'animo e le età: la giovinezza di Iris, incostante, inquieta e libera, e la vecchiaia. La malattia, che le toglie la sua più grande gioia, quella di usare "parole". La giovinezza di John, impacciato e tenero, e la vecchiaia, una vita spesa per accudire quella moglie che, come lui stesso riconosce, non lo ringrazia mai neppure con un cenno, ma resta la bella pretesa da tutti, tranne nel momento della malattia, in cui nessuno più la reclama. Forse Iris lo ringrazia, a modo suo, nei discorsi, nei romanzi, con parole velate e allusive, senza mai parlare direttamente. Forse avrebbe voluto ringraziarlo, ma adesso non ha più le "parole". E così John passa dall'amore all'odio, mentre Iris passa dalla vitalità alla morte, e il film vira continuamente dal passato al presente, dalla giovinezza alla vecchiaia, con rapidi scatti e significativa poesia d'immagine. La sceneggiatura lirica e ben scritta sottolinea implacabile momenti da ricordare e vuoti d'esistenza, "parole" che volano via come i fogli senza le loro pietre. Nessuno giudica, commenta, nè si affeziona a un personaggio in particolare, perchè sono tutti parte di un mondo realistico e disadorno, in cui nulla è splendido o cinematografico, ma tutto è sofferenza, incomprensione, inutilità, vacuità, disperazione, bisogno di compagnia, solitudine. Eyre realizza un'opera cinematografica ce sa essere anche un grande romanzo, il romanzo in cui si intrecciano personaggi grigi prossimi a scomparire e poi subentrare di nuovo, personaggi incostanti e divisi, in fondo intangibili. Come dice la stessa Iris, è impossibile penetrare l'animo degli individui. Non potremo mai capiredavvero il carattere dei personaggi del film, come nella vita non potremo mai comprendere ogni aspetto del carattere di chi ci sta accanto, ed è questo il bello, il mistero, l'indecifrabile, ma è anche il freno, è quello che ci fa sbagliare, è quello che ci fa vivere.
Capace di dire molto con poche parole.
Molto ispirata.
Niente.
Sorprendentemente bravo, non si riconosce quasi la differenza fra lui e Broadbent.
Si riconferma una delle attrici più nteressanti del momento.
Ottimo nel rendere il misto di goffaggine e tenerezza del suo personaggio.
Semplicemente meravigliosa, intensa, bella anche nella sua vecchiaia, affascinante e inafferrabile.
Interessante, anche se a volte si perde nei luoghi comuni. Ha delle intuizioni molto intelligenti, ed è fortemente aiutato dalla buona fotografia di Pratt.
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