Regia di Emidio Greco vedi scheda film
Sarebbe stato davvero un bel mediometraggio, questo Il consiglio d'Egitto: bastava ridurre la durata della pellicola a un terzo o a un quarto (così com'è sfora abbondantemente le due ore, attestandosi verso i centotrentacinque minuti) e il gioco era fatto. Perchè il romanzo di Sciascia da cui Emidio e Lorenzo (il figlio) Greco traggono la sceneggiatura per questo film, è un sottilissimo atto di accusa - nella maniera dello scrittore siciliano - che non bada all'azione quanto alle atmosfere, che ricostruisce un ambiente partendo dai personaggi e non tanto dalle circostanze storiche, risultando perciò un ottimo apologo ancor valido nel ventunesimo secolo per denunciare l'ottusità e la violenza autoconservatrice del potere. Ottima scelta invece quella di Silvio Orlando come protagonista; la confezione è mirabile e sicuramente contribuiscono le varie fonti produttive (fra le quali Rai, Mibac e una coproduzione italo-franco-ungherese), oltre chiaramente al sempre notevole - ma mai appariscente - gusto estetico di Greco. Nel cast compaiono anche Renato Carpentieri, Antonio Catania e, in un ruolino-cameo, Leopoldo Trieste, nella sua ultima presenza in assoluto sul grande schermo; la voce del narratore esterno è inoltre quella di Giancarlo Giannini. Le musiche di Luis Bacalov sono ovviamente una certezza; curiosità: nella pur breve lista di titoli diretti da Greco, questo è il secondo tratto da Sciascia, dopo Una storia semplice (1991). 5,5/10.
Sicilia, fine 1700; un umile frate viene chiamato a tradurre un imponente tomo arabo. Nessuno osa sospettare che l'uomo stia inventando un codice dai valori politicamente rivoluzionari per la locale signoria.
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