Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Questo toccante documentario è un'idea del regista, neppure trentenne ma già autore piuttosto conosciuto e stimato, per raccontare una serie di storie di personaggi ai margini della società (cioè i suoi preferiti). C'è chi sordocieco lo è dalla nascita e chi, come Leni, la donna che introduce Herzog nel paese del titolo, lo è diventato in seguito ad un incidente; ma ciò che interessa al regista non è tanto la ricostruzione dei traumi dei singoli personaggi (che a lungo andare scadrebbe pure nel morboso), quanto la constatazione che da questi traumi, per quanto gravissimi, ci si possa risollevare per continuare a vivere insieme ad altre persone e sentendosi integrati in qualsiasi contesto. Più umani degli altri esseri umani, i sordociechi sono costretti ad imparare il linguaggio della scrittura sulle mani (un complesso ordine di composizioni di linee e punti), a sviluppare il tatto e l'olfatto, ma soprattutto una straordinaria empatia, che è per l'appunto ciò che li rende così sensibili e pronti a meravigliarsi di fronte alle piccole cose quotidiane, come (scena contenuta nel film) per la visita in una serra. Herzog lavora di metafora e vuole indicarci una riscoperta dell'uomo in quanto essere dalle peculiari emozioni, capace di provare e far provare sensazioni straordinarie ai suoi simili, propagandando sottilmente un ritorno allo stato naturale o quantomeno infantile dell'individuo. Ed è il suo cinema, innanzitutto, a meravigliarsi della meraviglia di un bambino di fronte alle prove di coraggio, sensibilità e forza d'animo che gli abitanti del paese del silenzio e dell'oscurità affrontano ogni giorno. 7/10.
Indagine sulle vite 'nel paese del silenzio e dell'oscurità', al margine della società, di alcuni sordociechi.
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