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Kinds of Kindness

Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su Kinds of Kindness

di Gangs 87
7 stelle

A pochi mesi di distanza da Povere Creature, Yorgos Lanthimos torna al cinema. Il suo ultimo film è un ritorno alle origini. Il regista, così come nelle sue prime e semi-sconosciute pellicole, ripropone il racconto delle perversioni umane, mostrandole, come sempre, senza mezzi termini, senza utilizzare simbolismi. Proprio questa caratteristica risulta essere il punto di forze e il tratto distintivo dei suoi film e la qualità che maggiormente finisce per essere apprezzabile.

 

In questa pellicola, in cui il regista decide di utilizzare i medesimi straordinari attori (senza Emma Stone, Jesse Plemons e Willem Dafoe questo film non sarebbe stato lo stesso) per tutte e tre le storie, spostandoli poi in ruoli diversi a seconda delle esigenze, il tema del racconto: la manipolazione, ci viene mostrato attraverso tre diversi punti di vista; tre diverse situazioni che sembrano avere l’ingrato compito di fare luce su quotidianità apparentemente anomale ma che finiscono per somigliare a situazioni che sono molto più familiari di quanto pensiamo.

 

Prendendo come centro della narrazione un personaggio secondario chiamato R.M.F Lanthimos gli dedica i titoli dei tre episodi che compongono la pellicola. L’intento sembra essere quello di condurre lo spettatore oltre le apparenze suggerendogli di cercare il significato al di là di ciò che ci viene effettivamente mostrato.

 

EPISODIO 1 - LA MORTE DI R.M.F. Robert è un uomo condizionante. Il suo datore di lavoro, Raymond, possiede il pieno controllo della sua vita ed ha instaurato con lui un rapporto morboso e ossessivo. È infatti l’ambiente lavorativo la prima red-zone che Lanthimos racconta. Ci mostra come, pur di soddisfare le aspettative di uno stimato (?) superiore si finisca per esserne il galoppino. Consapevoli e felici di occupare un ruolo, ancora di più quando si scopre che quel ruolo è instabile, incerto e che si può diventare anche sostituibili. In modo intelligente e sottile Lanthimos ci mostra il subdolo mondo lavorativo e le sue regole interdette. La morte di R.M.F. si presenta come l’ennesimo capriccio Raymond ma evidentemente è la dimostrazione che per Robert Raymond è l’onnipotente, capace di decidere della vita altrui in modo incondizionato.

 

EPISODIO 2 - R.M.F. VOLA Quando Liz, la moglie di Daniel, torna dopo alcune settime in cui si sapeva dispersa in mare, l’uomo è convinto che quella non sia la sua vera moglie. La sua diventa una vera e propria patologia che finisce per condizionare non solo la sua vita ma anche quella della stessa Liz. La seconda red-zone di Lanthimos sono i rapporti tossici. Guardando questo episodio non ho potuto fare a meno di pensare alla canzone di Fabrizio De André, La ballata dell'amore cieco, chissà se Lanthimos la conosce, ho pensato. Vi lascio due strofe e vi consiglio di recuperarla. Sicuramente dei tre episodi il mio preferito.

 

Gli disse ancor se mi vuoi bene,

tralalalalla tralallaleru

gli disse ancor se mi vuoi bene,

tagliati dei polsi le quattro vene.

 

Le vene ai polsi lui si tagliò,

tralalalalla tralallaleru

e come il sangue ne sgorgò,

correndo come un pazzo da lei tornò.

 

N.B. SPOILER. R.M.F. vola perché è il pilota dell’elicottero che porterà a casa Liz.

 

EPISODIO 3 - R.M.F. MANGIA UN SANDWICH Emily ha lasciato sua figlia e suo marito per seguire una setta che adora… l’acqua. (Era ora che ne nascesse una, spero che perseguiti quelli che non si lavano). Insieme ad Andrew hanno il compito di scovare una persona particolare, destinata a diventare una prodigiosa guida spirituale. Ah le sette, meriterebbero un capitolo a parte, e invece Lanthimos le mette qui, nella terza red-zone. L’alienazione e il servilismo qui sono ai massimi livelli. Quando si crede in qualcosa diventa difficile distogliere l’attenzione, soprattutto se quel qualcosa ti fa essere, o piuttosto sentire, migliore degli altri. Il capitolo più contorto e avvilente è senza dubbio questo. Per scoprire il senso del titolo vi consiglio di attendere oltre i titoli di coda.

 

Seppur sia il suo film che meno mi è piaciuto, lunga vita a Yorgos Lanthimos.

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