Regia di Carlo Ludovico Bragaglia vedi scheda film
Durante la seconda guerra mondiale, un soldato italiano in Nordafrica tenta in ogni modo di ottenere la licenza che lo rispedisca a casa prima che gli inglesi sopraggiungano e si scateni una battaglia, con ogni probabilità, fallimentare per gli italiani.
Per essere la terzultima regia di un artigiano prossimo alla pensione, Pastasciutta nel deserto gioca le sue carte davvero nel modo migliore. C'è in sottofondo, forte, il continuo richiamo al successo de La grande guerra che Monicelli aveva diretto appena un paio di anni prima; il tema - e il tono leggero con cui viene affrontato - è il medesimo, semplicemente spostato nel secondo conflitto mondiale e traslato in Nordafrica: il 'vacillante eroismo' delle truppe italiane, protagoniste loro malgrado di campagne impopolari e costrette all'eroismo per salvare la pelle, più che per nobili ideali e spirito di patria. La patria del protagonista di questa pellicola è casa sua, non tanto l'Italia, entità più che mai astratta per il manipolo eterogeneo di combattenti che si ritrova a rischiare la vita per una causa per nulla sentita su un indesiderato fronte esotico; lo sguardo della sceneggiatura (Giuseppe Berto e Sandro Continenza) è perennemente rivolto verso il basso, verso le piccole cose e le piccolezze del carattere umano, esattamente come nella coeva commedia all'italiana. Ogni tanto il tono si fa più ridanciano, ma gli accessi comici sono presto bilanciati dagli episodi drammatici che contribuiscono alla completezza dell'opera: ben fatto. Nel cast compaiono nomi validi, per quanto di limitata popolarità: Venantino Venantini, Riccardo Billi, Giovanna Ralli, Franco Volpi, Michele Abruzzo. 5/10.
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