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Monsters & Co.

Regia di Peter Docter vedi scheda film

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La recensione su Monsters & Co.

di obyone
8 stelle

 

 

E stamattina dissi alla mia amata: "Buongiorno Rose mia succulenta lumachina da prato"...

 

 

Disney è un impero che del business fa il suo mantra ma sarebbe riduttivo liquidare la casa d'animazione del vecchio Walt in questo modo, senza riconoscere i meriti artistci e la capacità di adeguamento ai cambiamenti della nostra società, secondo una logica "dell'innovare, ma non troppo" che potrebbe tranquillamente essere la "Mission" aziendale. Ogni film che esce dai loro tacquini sembra aderire a questo pensiero filosofico: Monsters & Co. ne è un esempio lampante, il giusto mix tra vecchio e nuovo. Tutta la tradizione comica è garantita da uno strampalato duo di protagonisti composto da soggetti fisicamente e caratterialmente agli antipodi. I poli opposti si attraggono e la commedia ci ha sempre marciato su: Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto, i "letali" Gibson/Glover, i "gemelli" De Vito/Schwarzenegger, giusto per fare qualche esempio "made in Usa".

Forti di questa loro diversità i due "mostri" protagonisti fanno ridere al primo sguardo. Rotondo, bruttino e con un enorme occhio, grande quanto la testa bacata di colore verde acceso, il nano Wazowski; famoso, dotato di corna e di una curiosa pelliccia chiazzata da colori acidi, il gigante Sullivan. Se analizzassimo il carattere non basterebbe un poema per descrivere il piccoletto: a tratti poco sveglio, sicuramente scafato quando si tratta di agitare la lingua per vendere fumo, e, soprattutto, provvisto di quella simpatia che solo gli sfigati possono avere. Di tutt'altra pasta il mansueto ed educato "Sulley" che, bizzarro destino, è divenuto il miglior spaventatore di Mostropoli a causa di una stazza ingombrante che mal si addice al suo bonario carattere. L'elemento di novità, invece, sta nell'aver ribaltato il punto di vista. I veri mostri sono i bambini che incutono nei nostri amici paura, in egual misura a quella da loro stessi subita negli incubi notturni.

I princípi disneyani dell'Happy End e dei valori sacri della famiglia e dell'amicizia sono imprescindibili ma la storia è concepita intorno ad una serie di idee fresche: l'utilizzo delle porte per passare da una dimensione all'altra e la produzione di energia elettrica dagli urli dei poppanti.

Sullivan è l'eroe della storia ma Wazowski, che incarna tutti i difetti dell'americano, rimane nel cuore per la sua sgangherata comicità dal tocco lievemente nerd che ammalia gli spettatori adulti, ai quali, inoltre, non dovrebbe essere sfuggita la metafora che i mostri sono extracomunitari, irlandesi e polacchi. Gli stranieri incutono paura quanto il "babau". Però in questa storia mettono tutto a posto salvando la città dal blackout con nuove idee imprenditoriali e quel pizzico di fortuna sempre necessaria. Particolare non di poco conto, di questi tempi, che rende il risultato finale, se vogliamo, ancor più esilarante.

 

 

...per tutta risposta l'eco impettito di mia moglie fece:  "Guarda che ti tengo d'occhio Wazowski! Io ti tengo d'occhio!

 

 

TIMVISION

 

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