Regia di Peter Docter vedi scheda film
Fare le cose semplici, nonostante le apparenze, È una delle imprese piÙ difficili da realizzare, nella vita come nell’arte. Alla Pixar evidentemente conoscono il segreto della semplicità che da qualche anno garantisce a ogni loro film uno straordinario successo di pubblico e, perché no, anche di critica. A questo andamento non si sottrae ovviamente “Monsters & Co.”, l’ultima fatica di casa Pixar realizzata dal giovane Peter Docter, promettente allievo di John Lasseter che in qualche modo ha ispirato il film col suo vecchio cortometraggio “Nitemare”, saggio scolastico di fine corso. Se alla base dei due “Toy Story” c’era l’idea tutta infantile che i giocattoli avessero una vita propria, qui troviamo un altro caposaldo delle convinzioni dei bambini, ovvero quella che mostri e fantasmi escano di notte dai loro nascondigli, da sotto il letto, dalle porte degli armadi e così via, per turbare i loro sonni. Tutto questo ha origine da Mostropoli, la città dei mostri che si alimenta dell’energia fornita dalle urla dei bambini, rubate di notte attraversando milioni di porte magiche che mettono in contatto il mondo dei mostri con quello dei bambini. I mostri sono tutti professionisti dello spavento e il loro campione è Sullivan, detto Sulley, enorme “coso” peloso coadiuvato dal suo fido assistente Mike Wazowski, che conduce una sfida professionale col perfido Randall per la leadership del settore. Uno degli incidenti professionali più frequenti è che i mostri, tornando dalle missioni, portino con loro manufatti dei bambini ritenuti altamente tossici e perciò devono essere decontaminati. Un giorno Sulley trova addirittura una bambina e per non mettere a repentaglio la carriera la deve nascondere nell’attesa di riportarla nel suo mondo, ma questo incontro con la piccola Boo cambierà radicalmente non solo la vita di Sulley ma anche quella di Mostropoli. La simpatia dei mostri di Mostropoli e il ritmo della storia rappresentano senza dubbio il piccolo tesoro di “Monsters”, al quale si deve aggiungere la dolcezza del rapporto tra Sulley e la piccola Boo, un delizioso viaggio alla scoperta del sentimento di paternità.
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