Regia di Peter Docter vedi scheda film
A Mostropoli agisce la multinazionale della mostruosità “Monsters & company”, una sorta di agenzia che sfrutta le urla dei bambini per tramutarle in energia attraverso appositi macchinari. Il tutto grazie a qualificati mostri con esperienza decennale e ad un sofisticato sistema che permette di passare da Mostropoli al resto del mondo attraverso porte che permettono passaggi spaziali privilegiati.
Su questa commistione tra animazione e fantascienza si basa la trama di “Monsters & co.”, un film Pixar che, a ragione, insiste sull’impareggiabile capacità di creare mondi artificiali popolati da personaggi antropomorfizzati. La tradizione del cinema d’animazione della casa americana continua, inoltre, producendo icone dalla spiccata caratterizzazione e dal carattere brillante e si evolve, anche se più che di evoluzione sarebbe il caso di parlare di involuzione, attraverso lo sviluppo di tecniche di animazione computerizzata (riscontrabile sin dalla primissima scena) che probabilmente sollevano tale film dal novero dei “cartoon”, in quanto di cartone non c’è rimasto (ormai, purtroppo) più nulla.
Nella suddetta agenzia, due dei mostri infrangono, loro malgrado, il peggiore dei tabù sociali: fare arrivare un bambino a Mostropoli! Le vicende si sviluppano poi secondo i canoni classici del film d’animazione moderno, con la “recitazione” improntata sulla pantomima e le gag particolarmente parossistiche a farla da padrone. Il finale è particolarmente scontato, ma non sembra essere un problema, perché ancora una volta la Pixar fa centro al botteghino. Chissà se per la bontà del prodotto (possibile) o per il battage pubblicitario creato intorno all’uscita del film (molto più probabile).
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