Regia di Chen Kaige vedi scheda film
Non che non mi fidi di giudizi autorevoli riguardo ad un film ma il fatto di sentire sempre e comunque il bisogno di dire la mia, spesso, porta a scivoloni clamorosi. Proprio come quello della cordata impegnata sulla parete ghiacciata che precipita giù nella scarpata, nel flash-back che dà inizio a questo KILLING ME SOFTLY stucchevole e pruriginoso (nel senso più negativo del termine). Anche lo stesso Chen Kaige, già regista di ADDIO MIA CONCUBINA, raggiunto il suo picco, "scivola" insieme allo spettatore nello stantio, nel patetico e nel fastidioso. La storia, anzi la "storia" che dovrebbe dare corpo al film (in realtà l'unico corpo ce lo mette la bella Heter Graham) è caratterizzata da voragini narrative incolmabili e si sforza (vanamente) di fare apparire credibili le vicende di Alice, emigrante americana che vive (insieme al suo ragazzo) e lavora a Londra. Durante il tragitto verso l'ufficio s'imbatte nel misterioso e affascinante Adam (Joseph Fiennes) insieme al quale si lascia travolgere da una passione dolce, morbosa e un po' perversa. Kaige cerca di trasmettere questo sentimento allo spettatore attraverso dozzine di sguardi, un milione di miliardi di sospiri, baci a catinelle e un'ostentazione assai poco necessaria del nudo e del sesso con l'unico risultato che tutto quanto finisce per stancare rasentando a momenti il ridicolo e l'irritante. Una fotografia da produzione televisiva e la mancanza di situazioni e reazioni credibili (la Graham poco espressiva e Fiennes totalmente piatto), completano il "polpettone" che passa dall'erotico al vorreiesserthriller, procedendo dritto su quel battuto "sentiero" che non conduce da nessuna parte. Il titolo piuttosto enigmatico dell'opera sembrerebbe ricondurre alla famosa canzone di The Fugees ma di Killing me softly with his song non vi è alcuna traccia e a parte qualche strimpellata piuttosto insignificante la colonna sonora scivola via come il resto del film, senza lasciare tracce indelebili. Non esagero nel considerarlo uno dei film peggiori che ho visto quest'anno e nemmeno il bel corpo della Graham, del quale nulla viene lasciato all'immaginazione, può essere apprezzato senza una struttura logica a giustificarne questo ripetuto mostrarsi. Joseph Fiennes non ha un solo guizzo (e pensare che nei panni del giovane Shakespeare mi aveva talmente convinto!), mentre Natascha McElhone (The Truman Show, Ronin) resta invischiata in un ruolo "plastico" che imprigiona le sue capacità in una giostra di occhiate gelide e gelose che troppo presto lasciano cadere i pochi "veli" messi a protezione dell'epilogo. Io vi consiglierei di lasciar perdere e impiegare i quasi cento minuti necessari alla visione del film in qualunque altra attività, ma sono poi io il primo a caderci e perseverare. Uno dei pregi del cinema, in fondo, è l'assenza di unanimità anche se la mia opinione è che il suo peggior difetto resta l'imbattersi in film, come questo, privi di "parola" e di arte.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta