Regia di Jim Gillespie vedi scheda film
Distrutto dal dolore per aver perso la moglie uccisa da un serial killer, e successivamente devastato dall’alcool, Malloy un agente dell’FBI tenta il suicidio.
Salvato in extremis viene condotto dal collega Hendricks in un ex manicomio adibito a centro di disintossicazione e psicoterapia. La struttura gestita da un dottore anziano, ex agente, da una psichiatra e da alcuni inservienti ospita 10 pazienti, tutti poliziotti e ognuno coi suoi traumi.
Ben presto si verificano all’interno del centro fatti strani, morti e sparizioni. Cosa sta succedendo? E’ possibile che il killer, omicida della moglie di Malloy, sia arrivato fin lì?
Un serial killer che odia i poliziotti, un posto isolato ai confini del mondo, una serie di delitti in una struttura chiusa. E’ questo il racconto del regista scozzese Jim Gillespie che dopo l’esordio con “So cosa hai fatto” si cimenta in un altro thriller dai temi piuttosto violenti.
Il regista prende spunto, a quanto pare, dal romanzo “I dieci piccoli indiani” di Aghata Christie dove l’assassino è uno degli ospiti che finiscono per sospettarsi a vicenda.
A parte l’inizio dalle scene un pò movimentate, il resto scorre lento. Un film complessivamente noioso che non permette a Sylvester Stallone di mostrare il suo straordinario talento come interprete di film d’azione.
Nonostante il cast sia di prim’ordine, la pellicola non riscuote alcun successo e viene considerata come una delle peggiori della leggendaria carriera di Stallone.
Un trhiller mediocre dai risvolti banali.
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