Regia di Gene Stupnitsky vedi scheda film
Dietro all'apparenza quasi inoffensiva si cela una (doppia) denuncia della contemporaneità: la prima, esplicita, di una generazione ormai avulsa dal vivere e da qualsiasi sicurezza, quindi docile, controllabile e manipolabile. La seconda, implicita, nell'annacquamento dei rapporti umani: rimaniamo "amici"? Bah...
I nostri nonni, si diceva, hanno fatto la guerra. Cioè, avevano fegato e palle. Avevano visto le bombe precipitare, i palazzi crollare, e le persone morire. Ma morire atrocemente, per ferite o magari di fame e malattie. Ma malattie vere, non psicofantapandemenze televisive. Allora si moriva perchè mancavano le medicine, oggi perchè ti forzano a prendere "farmaci". Un 18enne oggi può morire infinite volte... e risorgere (respawn) altrettante. Può vedere qualsiasi violenza ma solo per finta. Può subire infinite violenze (psicologiche), ma viene educato a considerarle "normalità" e "politicamente corretto". Questo ci riporta all'antico adagio: si può morire una volta sola, ma si può non vivere per tutta la vita.
I nostri nonni rischiavano di morire. I nostri figli rischieranno di non vivere. Così si potrebbe sintetizzare la morale di questo film, che, quindi, si può considerare impegnato pur nella sua leggerezza, e "di denuncia". Il regista ci propone uno spaccato dell'ipocrisia iperbolica della società contemporanea, in cui essere "di sinistra" significa avere molti soldi, ma simpatizzare per i poveri, essere bianchi che detestano il modo di vivere dei neri, ma sentirsi antirazzisti, si deve considerare l'omosessualità un dovere morale, ci si crede ecologisti per avere in garage l'oggetto più deleterio, inquinante, pericoloso, tossico e costoso possibile (l'auto elettrica), etc.
Purtroppo, però, la questione non si risolve solo nella denuncia esplicita, che - giustamente - delinea i giovani dell'elite contemporanea come degli imbecilli manipolati e controllati, conformisti e obbedienti al diktat politically correct: lo stesso plot, sul finale, vira verso una deriva fatale. Ormai anche i sentimenti sono annacquati, diluiti, quasi demodè: amicizia o amore... che cambierà mai?
Soprattutto, colpisce come quella che sembrerebbe una normalissima "commedia per famiglie", o anche per ragazzi, presenti scene di nudo integrale (peraltro gratuite) alquanto disturbanti (nella fattispecie una vera e propria "lotta"), così come inquadrature che non risparmiano nulla, dal vomitare nel water allo stare nudi sul cofano di un'auto in corsa, etc. Senza contare il gergo, talora sordido, adoperato. Se tutto ciò non fosse in un film con una vocazione "fanciullesca" o familiare, sarebbe del tutto indifferente (anche perchè ormai ci siamo abituati a qualsiasi cosa: siamo desensibilizzati), ma così non è, e la conclusione è che la visione risulta alquanto disturbante in più occasioni.
Forse non tutti sanno che lo spunto iniziale del film nasce da una storia vera: dei genitori che offrono in regalo (su Craigslist) una Buick alla donna che uscirà con loro figlio. Da lì in poi, però, è tutto finto. Anche perchè (per quanto è dato sapere) l'annuncio non avrebbe mai avuto riscontri.
La commedia alterna trovate più o meno originali a situazioni straviste, in particolare quella del rapporto che nasce per un interesse recondito, quindi si evolve in qualcosa di vero, ma poi il partner all'oscuro scopre tutto... non si sa più come possa essere reinterpretata questa situazione francamente. Jennifer Lawrence porta avanti con ammirevole dedizione il suo personaggio, riuscendo a cimentarsi nelle situazioni facete tanto quanto in quelle più serie, ora civettando, ora seducendo, ora picchiando. Insomma, brava lei tanto quanto anonimo e azzimo il protagonista maschile: forse pure un po' troppo, per risultare credibile l'avvicinamento "sincero".
Tra alterne sorti, si giunge a un finale alquanto buonista, annacquato e decisamente sfumato. E' già passata oltre un'ora e mezzo: abbiamo riso, sorriso, e riflettuto un po' (per chi ne è ancora in grado), il che è molto più di quanto si possa dire di tanto "cinema" oggigiorno. Niente lodi, ma una promozione senza incertezze.
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