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Alì

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su Alì

di maso
4 stelle

Michael Mann è un cineasta di indiscusso valore e come sempre la sua messa in scena è minuziosa ed immagazzinata con scioltezza, soprattutto nella coda dove si narra la mitica "Rumble in the jungle" nomignolo storico dell'incontro fra Giorgione Foreman e Cazzius Clay o se preferite Mammet'Alì svoltosi a Kingshasa nello Zaire e da considerare forse l'incontro di box più chiacchierato della storia: perchè si svolse in Africa terra d'origine sanguigna dei due mastodontici pugili, perchè non si pensava fosse possibile stecchire Foreman, perchè Alì un pò se la faceva sotto e perchè forse un pò di puzza di bruciato si sente ancora ma se questa mia affermazione sia fondata non si saprà mai, in questo scorcio in particolare sono pregevoli sia la grana della pellicola che le inquadrature. 
Dove sono allora le magagne in questa ellisse decennale sulla carriera di Muammed Alì Babbà solo a Napule o sanne fà, da Sonny Liston a George Foreman, passando per Joe Frazier e tutte le tappe coniugali e sociopolitiche che ha preso a pugni nella sua intensa esistenza? Facile dai... ci avete pensato? Ci siete arrivati?
Un orrendamente inguardabile Will Smith: ogni momento mi sembrava di vedere la storia di un pugile qualunque con le sue sembianze che fa la parodia di un certo Cassius Clay, non c'è niente da fare l'effetto cinema non scatta mai, non fai altro che vedere uno che ha fatto il bacchettone a Bel Air, il cacciatore di ripugnanti alieni, l'assistente sociale agli zombi 3D nel pianeta desolato che fa il pugile pugilato e rompe davvero i coglioni, ma fin da subito, Will Smith è il più classico dei "Take it or leave it" ed io senza esitazioni lascio.
Tanti anni fa Dick Donner fece il primo Superman per il cinema come Dio comanda, per mesi pensò di scritturare un attore di grido e poi capì che ci voleva un perfetto sconosciuto e scelse un immenso Chris Reeve che sarà sempre il numero uno in questo ruolo, il signor Mann man mano che la menava con Smith mano lesta avrebbe dovuto manomettere il suo contratto e mettendo mano al portafoglio manovrare la produzione verso una faccia nuova, avrebbe dato una mano di vernice fresca al suo film la cui sceneggiatura ha anche un pessimo mannoscritto manco l'avesse scritto una mantide religiosa che mangia il suo man come un manicaretto dopo averlo inculato ma non mancano manie di grandezza in questa manovra cinematografica manigolda ed ovviamente manesca fredda come la Manzotin in cui Van Peebles fa Mancom X e John Voight fa Howard Cosell truccatissimo dal visagista delle dive e con la voce di Peter Griffin.
Ripescate i filmati di Alì contro Frezier e Norton e il bel documentario "Quando eravamo re" che è meglio.

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