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Alì

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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La recensione su Alì

di giorgiobarbarotta
8 stelle

"Bu-ma-yè, Alì! Bu-ma-yè, Alì!" Mohammed-Smith improvvisamente scarta di lato continuando correre in mezzo alle baracche delle periferie africane seguito da uno stuolo infinito di ragazzini che tengono il passo e lo incitano. "Uccidilo, Alì!" gli urla la gente incrociandolo; il popolo nero per il quale lui è divenuto simbolo di riscatto e speranza per il futuro. Le Radici (e la scelta del vocabolo e della maiuscola non sono a caso) del personaggio sono tutte lì, storiche e soprattutto di presa di coscienza individuale e sociale. L'ex Cassius Clay ha compiuto una maturazione passata attraverso l'energia, l'esuberanza giovanile, il talento, la vitalità, il carattere, la testardaggine, il rischio, la forza comunicativa, la disciplina dello sport, la ricerca del sé, gli amori turbolenti, gli sbagli, le scelte religiose e politiche. Due i momenti di spicco dell'ennesimo strabordante episodio filmico di Mann: quello sopra descritto, fino ad abbracciare un finale spettacolare, avvolgente ed emozionante (la sequenza dell'incontro è magnifica), e tutto l'inizio, una struggente ballata soul che introduce un monumentale personaggio (molto più grande della pellicola stessa) che è mito e momento storico insieme. Will Smith spinge l'acceleratore e ci crede, ma la sensazione è che l'insieme vale più per l'affresco di un'intera generazione di afroamericani, che per la biografia in sè.    

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