Regia di Leander Haußmann vedi scheda film
Probabilmente la prima commedia sulla Stasi, il servizio segreto della DDR. Purtroppo un film lungo, noioso, confuso e discutibile.
“A Stasi Comedy” ha vinto il premio del pubblico alla terza edizione del Cinema Tedesco tenutasi di recente a Roma.
Se ci sono voluti molti anni a partire dalla fine della seconda guerra mondiale perchè i tedeschi facessero i conti con le responsabilità individuali e collettive di dodici anni di nazismo (il che è avvenuto soltanto nella Germania Federale, nella DDR il Terzo Reich è rimasto un non detto fino alla fine), ce ne sono voluti molti meno dopo la caduta del muro e la rapida apertura degli archivi del Ministerium für Staatssicherheit , la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, attiva tra il 1950 ed il 1989. Relativa sorpresa venne anche dalla scoperta che in aggiunta all’enorme numero di impiegati regolari (quasi 100000 nel 1989 per una popolazione di poco più di 16 milioni di abitanti), e di agenti infiltrati nella società civile alla ricerca dei nemici di classe, esisteva un numero incalcolabile di cittadini dediti a spiare i vicini di casa o i colleghi di lavoro e pronti alla delazione.
Il film che meglio racconta il ruolo della Stasi nella DDR resta Le vite degli altri (2006), ma di notevole interesse è anche La scelta di Barbara (2012). Il silenzio dopo lo sparo (2000) narra invece delle relazioni tra Stasi e il terrorismo della vicina Germania Federale; è ormai risaputo che la Stasi si sia occupata dell’addestramento militare dei terroristi della Rote Armee Fraktion. Ballon (2018) racconta dei tentativi della Stasi di catturare due famiglie che progettavano la fuga (poi miracolosamente riuscita) in Occidente con un pallone aerostatico. La Stasi è anche al centro di serie televisive tedesche come The same sky (2017) e di Deutschland 83, Deutschland 86, Deutschland 89.
A Stasi Comedy è probabilmente il primo film ad affrontare il tema sotto forma di commedia, partendo dall’apertura di uno questi famosi dossier davanti ad un tavolo familiare con le sorprese che da questo possono scaturire. Il soggetto poteva anche essere interessante ma una regia appesantita da mille lungaggini, dal ricorso ad alcune figure un po’ macchiettistiche e da dialoghi poco brillanti rende la commedia più bolsa che spumeggiante.
Personalmente ho poi trovato oltre che brutta, di cattivo gusto, la rappresentazione di Erich Mielke, un militare che diresse la Stasi dal 1957 al 1989, uno degli uomini più potenti del paese, molto legato al KGB, processato per una quantità di delitti, inclusi i suoi ordini di sparare a vista su chi cercava di varcare il muro (fossero pure donne o bambini), e gli attentati dinamitardi della RAF alla base americana di Ramstein e al generale americano Frederick Kroesen, trasformato in un burocrate maniaco dell’ordine e della simmetria, oltre che un ridicolo ammiratore dii film in costume sul Re Sole (con l’aggiunta di una buffonesca mascherata condita dalle musiche di Rameau).
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