Regia di Pitof (Jean-Christophe Comar ) vedi scheda film
Vidocq è il padre del polar. All’inizio dell’’800, quando Conan Doyle nella vicina Albione non era neppure nato, scrivendo le sue “Mémoires” inventò il giallo, il noir e il moderno feuilleton. Fu ladro, galeotto, poliziotto, spia e detective, tutto in una vita sola. Oltre le Alpi francesi non lo conosce nessuno, nonostante un serial Tv con Claude Brasseur perso nella notte dei tempi. Il film di Pitof, genietto degli effetti speciali numerici e digitali, non rende giustizia al personaggio, perché si discosta dalla sua matrice romantica e misteriosa. Le avventure di Vidocq, chiamato a indagare su una serie di inspiegabili delitti, sono il pretesto per ribadire che adesso, in tempi di globalizzazione dell’immaginario, l’unico esotismo è quello temporale. Quindi la Parigi ottocentesca, ricreata al computer o attraverso gli eccellenti scenari di Marc Caro. Modesta la sceneggiatura di Jean-Cristophe Grangé (autore di “I fiumi di porpora”) ma divertenti le trovate visive, anche se viene spesso il sospetto che gli autori abbiano giocato troppo alla Playstation. Gerard Depardieu è laido, ciccione e sublime. Inès Sastre solo sublime.
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