Regia di Wisit Sasanatieng vedi scheda film
Un film dalla Thailandia! Passaparola positivo a Cannes. C’è anche chi parla di una New Wave thailandese. Melodramma follemente colorato, vi si incontrano, apertamente saccheggiati o suggeriti in filigrana, Sergio Leone e il teatro di strada, il cinema d’azione e le cartoline dipinte a mano, i fumetti e le citazioni colte, il fiabesco popolare e la spudoratezza massmediatica. Più tanta (forse troppa) ironia che svaria tra un’appassionata adesione e un umoristico distanziamento. Storia di un amore impossibile (o no?), nato nell’infanzia, fiorito all’università e di nuovo pronto a esplodere quando sembrerebbe finito per sempre. Lei è l’impulsiva figlia di ricchi borghesi, lui è un povero e timido ragazzo di campagna. Espulso dall’università perché si è battuto per lei, diventa bandito per vendicare il padre mentre la ragazza è promessa sposa all’ufficiale dell’esercito che i banditi deve combatterli. Distanze sociali incolmabili, onore, passioni e gelosie dentro un racconto cui fingiamo di credere ben sapendo che non lo possiamo più fare. Il cinema postmoderno e manierista sbarca nel Sud-Est asiatico, si incontra con il premoderno e sfiora con pudore la saggezza buddista perché, come dice il protagonista, «la vita è una malinconia senza fine e nulla può essere permanente».
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