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Nowhere

Regia di Luis Sepúlveda vedi scheda film

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La recensione su Nowhere

di speedy34
4 stelle

LE PAROLE E LE IMMAGINI: LINGUAGGI DIVERSISSIMI E DAL POTERE EVOCATIVO PROFONDAMENTE VITALI per una migliore comprensione della vita dell’uomo.
Cosa accade allora quando uno scrittore affermato decide di debuttare nella regia? Può capitare che si tratti di un incontro mancato, come nel caso dello scrittore cileno Luis Sepùlveda (“Il mondo alla fine del mondo”, “Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare”), che quando decide di esordire nel cinema come regista di un film tratto da un suo racconto deluda proprio per l’uso delle parole.
“Nowhere”, infatti, storia/metafora delle dittature di tutto il mondo capaci di soffocare le libertà individuali e di chiunque vi si oppone, sa poco di cinema e molto di letteratura: i personaggi del film parlano come un libro stampato ed in alcuni casi (vedasi il personaggio del Gringo interpretato da un monolitico Harvey Keitel che si esprime per frasi fatte) si rasenta il ridicolo.
Più a suo agio Sepùlveda regista quando tira fuori, dal suo bagaglio culturale cinematografico e letterario, toni sarcastici, ironici e surreali (come la visione divertente e canzonatoria del mondo militare), che meglio si addicono a ciò che si propone di essere un apologo sulle libertà violate degli uomini. Temi così alti non necessitano sempre di parole pompose o edulcorate, ma più spesso di un rigore, di una “pulizia” d’immagini e di un rispettoso e doveroso silenzio a volte più frastornante di mille parole messe insieme.
Luis Sepùlveda, al quale si riconosce un intento così sinceramente morale ed etico da sembrare anacronistico, sceglie sicuramente la strada più tortuosa per il suo debutto che, pur nelle sue imperfezioni, rivela l’indubbio spirito critico e d’osservazione e la viva sensibilità di un uomo profondamente partecipe delle vicende e miserie umane.



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