Regia di Luis Sepúlveda vedi scheda film
Il “nessun posto” del titolo è il luogo, affogato nel deserto di un paese latinoamericano, nel quale vengono confinati alcuni oppositori del governo e affidati alla sorveglianza di un plotone di soldati. Alla loro storia e alla loro progressiva “fraternizzazione” con i soldati, si mescolano quelle di altri oppositori, in città, e di un “gringo” che nel deserto vende birra e consulta maghe locali. Quello che nella narrazione letteraria può essere poesia ed epica quotidiana, nel cinema si scontra con la “materia” dell’immagine, che non aumenta la libertà del narratore, ma se mai la limita. Luis Sepúlveda, esordiente nella regia, si scontra con un nuovo linguaggio e non ne domina le regole. “Nowhere” è un racconto piatto e a rischio continuo del ridicolo (soprattutto nel personaggio di Harvey Keitel), con una sceneggiatura troppo chiacchierata (opera dello stesso autore, da un suo racconto) e troppe suggestioni affastellate e sprecate. Si rimpiange che una storia così, a loro tempo, non l’abbiano avuta per le mani un Aldrich o un Peckinpah.
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