Regia di Luciano Odorisio vedi scheda film
A Chieti, effettivamente, c’è una Via Paradiso. Luciano Odorisio, abruzzese teatino, ci imbastisce una storia di passioni perdute, ponendo al centro della scena Francesco, gestore di un cinema che casca a pezzi, e Giulia, la vecchia fiamma di ritorno. Chi l’ha accreditato come un film che lamenta la morte del cinema in sala, sbaglia. Se non altro perché quello che in origine avrebbe dovuto essere l’elemento fondamentale del racconto (il cinema nelle sue forme) si perde per strada, limitandosi a rivestire solamente il ruolo di un luogo, vuoi anche dell’anima. Però quella sala del cinema Eden non fa pulsare come quella del Nuovo cinema Paradiso immaginata da Giuseppe Tornatore. Sta lì, ci gira sì intorno una storia (la vendita della sala ad un gruppo di magnati del multiplex americani), ma non regala emozioni. Paradossalmente, sarebbe potuta essere anche una libreria o un emporio, probabilmente non sarebbe cambiato nulla. Il fulcro dinamico del film sta nello sviluppo sentimentale dei due protagonisti: come nella già citata opera di Tornatore, è il tentativo di far rivivere un amore e, a differenza di Totò ed Elena, tutto risulta più linearmente realizzabile. Sembra così, ma le presunte sorprese sono in agguato. E poi non ci riflette più di tanto sul valore educativo e simbolico del cinema.
Purtroppo Via Paradiso non scuote, è solamente un film che non centra nemmeno il bersaglio del sentimentalismo per sviare per le strade del romanticismo più mieloso. Tant’è, infatti, che Via Paradiso non è affatto il recapito del cinema Eden, bensì quello dell’abitazione di Giulia. Eppure la si poteva leggere a doppio senso, che so, la Via Paradiso come metafora di un percorso verso l’amore per il cinema. Odorisio non ha preferito questo percorso e ha battuto quelle più banali. Si svolge a Chieti, elegante e pigra cittadina, raramente vista sul grande schermo, già sfondo del bel Sciòpen, ma si odono anche i nomi di Fara San Martino, Pescara, Guardiagrele e Francavilla, dove un amico di Francesco vorrebbe attraccare il proprio fantomatico yacht. Promosso a pieni voti il chietino di Michele Placido, a cui dà le giuste sfumature e soprattutto l’adeguata cadenza strisciante (ottimo il suo “porca madosca”).
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