Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Vincent vive in campagna con la moglie, i figli e la madre. Conduce un'esistenza monotona e faticosa: ogni mattina si reca in fabbrica, dove fa il saldatore; e nel tempo libero si dedica all'hobby della pittura, salvo che la moglie non lo disturbi chiedendogli di sbrigare qualche lavoretto. Un mattino, però, decide di fermarsi davanti al cancello della fabbrica - va invece a trovare il padre in fin di vita, che gli dà un po' di soldi per farsi un bel viaggetto.
Film originale, ironico e intelligente del regista georgiano - naturalizzato francese - Otar Ioseliani, che attraverso il viaggio di Vincent, riesce a dipingere un mondo - quello semplice, abitato da persone semplici - che sembra custodire, in questa semplicità, magie inaspettate. Un mondo pieno di personaggi curiosi, che dentro la fatica dell'esistenza non rinunciano a ritagliarsi uno spicchio di originalità - dall'uomo che per vivere si traveste da donna e abita in compagnia di due topi, all'aristocratico veneziano che finge di suonare il pianoforte - per impressionare l'ospite - facendo partire della musica e degli applausi registrati. Il film sembra animato dall'inizio alla fine (perché anche il paese che Vincent si lascia alle spalle per un po' nasconde le sue storie e le sue avventure) dal piacere puro che si trova nella scoperta di quanta poesia possa esserci dietro l'angolo di ogni strada, nella splendida Venezia o anche nell'apparentemente monotona campagna. In questo senso, le esistenze delle persone sono tutte uguali e tutte diverse - non è un caso che il compagno di bevute che Vincent trova a Venezia sia come lui un operaio che lavora in fabbrica - tutte meritevoli di essere rappresentate, o piuttosto celebrate, come qualcosa di unico e di speciale. In questo senso il film - su uno sfondo lievemente malinconico - mette allegria, perché sembra dirci che non è mai troppo tardi per cercare la propria libertà e affrontare qualche avventura, semplicemente per il gusto di scoprire qualcosa di nuovo.
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