Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Reduce dal Festival di Berlino dove ha vinto l’Orso d’Argento per la miglior regia, “Lunedì mattina” ci regala la solita divertente e pungente riflessione di Otar Ioseliani sullo stato delle nostre nevrosi. Il film è una sorta di ideale prosecuzione di “Addio, terraferma” dove il personaggio del padre partiva per un viaggio; qui il padre non è più un aristocratico amante del buon bere, ma un operaio artistoide con l’ossessione del fumo che quel viaggio lo fa davvero. Vincent abbandona, anche se per poco, la tragicomica ritualità di ogni giorno che lo vede alienato da un lavoro che non ama e produce solo inquinamento ed emarginato dalla famiglia che non riesce più a vederlo come affetto. Il ritorno ci segnala che qualcosa è cambiato in lui ma anche in chi lo circonda, un mutamento apparentemente impercettibile ma radicale. Iosseliani conferma le sue doti di grande osservatore della realtà, di ottimo narratore per immagini e di fine umorista, ritagliando come sempre per sé un ruolo piccolo ma divertente. La galleria dei suoi personaggi espone ancora una volta tipi al confine tra nevrosi e genialità, che palesano un evidente disadattamento nei confronti di una società che tende a omologare tutto e tutti, ma forse rispetto ad “Addio, terraferma” notiamo una minore compattezza e una certa slabbratura nel racconto, che però non compromette l’esito finale.
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