Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Vincent (Jacques Bidou) è un operaio che lavora in una fabbrica di prodotti chimici dove ogni movimento è limitato da divieti e pericoli. Vive in una casa di campagna insieme alla madre (Narda Blanchet), la moglie (Anne Kravz-Tarnavsky) e due figli, in un paese abitato da persone tanto bizzarre quanto taciturne. La monotonia ha talmente anestetizzato gli affetti filiali che i suoi familiari non lo vedono neanche più. Ad un tratto, un lunedì mattina, decide di prendersi una parentesi dalla soffocante routine quotidiana e su consiglio del padre (Radslav Kinski) parte per Venezia alla ricercà di un pò di felicità.
"Lunedì mattina (Orso d'argento per la regia a Berlino) è un tipico esempio di come si possa fare dell'ottimo cinema seguendo semplicemente il lento fluire delle cose del mondo, i suoi rumori e i suoi amori, l'eccentricità estrema dei suoi abitanti e il peso insopprimibile di tante inutili incombenze, con ironia ed eleganza, mostrando ciò che serve all'uomo per essere felice senza appesantire il tutto con sofismi superflui o facili moralismi. E' la libertà probablmente, che per Otar Iosseliani non è solo un concetto astratto da perorare a singhiozzo, ma un qualcosa di concreto che risiede nella capacità data all'uomo di sapersi assentare anche solo per un attimo per rincorrere i suoi più intimi desideri, eludendo lo stato di schiavitù imposto da una società sempre più oberata di muri e riscoprire il peso specifico del dolce far niente. Vincent scappa dalla monotonia e da una vita regolarizzata dai divieti, quelli che gli sottraggono il piacere di fumare e di bere, di dipingere un quadro e godersi in santa pace gli spazi domestici. Segue i richiami dello spirito per ritrovarsi a bere un bicchiere in buona compagnia e dipingere i suoi panorami tra le calle veneziane, guidare una barca lungo la laguna e andare per i tetti a immaginare un altrove lontano. E anche per scoprire che in fondo ogni mondo è paese. C'è sempre un limite che definisce la permissibilità di un azione, ma quando questo limite non è il frutto dell'autonoma volontà umana ma lo specchio di una società che tende a conformare tutto e tutti a un modello sociale dominante, allora l'unico modo per non ritrovarsi pigramente adagiati all'andamento coatto del senso comune è quello di recuperare il piacere delle piccole cose nutrendo la propria esistenza con momenti di autentica libertà. Ecco, questo è il cinema di Otar Iosseliani : dietro l'apparente svagatezza che lo percorre nasconde sempre un'analisi lucida sullo stato delle cose e tra le pieghe delle cose che accadono senza motivi apparenti si palesa tutta la sua indole anarchica. Si compone di momenti diversi, con persone e situazioni strambe che sembrano slegate tra di loro ma che invece formono tutte insieme un corpus concettuale unico, un mondo fuori dal mondo dove ognuno coltiva con amore le sue stranezze. Mi piace molto "Lunedì mattina" perchè una delle cose più belle che ci sono al mondo è quella di andare sui tetti e guardare lontano. Un evviva a Otar il georgiano, un raffinato poeta dello sguardo.
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