Regia di James Mangold vedi scheda film
In fisica si chiamano “wormholes” (gallerie di tarli) e devono tale nome a J. Archibald Wheeler, inventore tra l’altro del termine “buco nero” nel 1968. I “wormholes” sono ponti che mettono in contatto coordinate spaziotemporali altrimenti distanti tra loro e offrono lo spunto per questa curiosa commedia che sfrutta a dovere le possibilità e i paradossi che offrono i viaggi nel tempo. Alla vigilia dell’annuncio delle sue nozze in una serata di fine Ottocento, Leopold Duca di Albany è incuriosito da uno strano tipo che lo tampina fin dal mattino. Leopold lo insegue e precipita con lui in uno strappo del tempo che lo conduce nella New York di oggi. Fuori dal tempo ma affascinante come può esserlo solo un vero aristocratico, Leopold vive questo suo particolare “quantum leap” con una leggerezza straordinaria che gli permette di conquistare l’amore di Kate, graziosa e nevrotica donna in carriera nel campo della pubblicità. Nuova fisica e commedia romantica vanno di nuovo a braccetto, come non di rado è accaduto negli ultimi tempi, regalando una storia che mette in contatto due epoche dai ritmi inconciliabili mentre fa scivolare con leggerezza il tempo dell’orologio. Inoltre segna la definitiva affermazione di Hugh Jackman come icona del sex symbol maschile, il quale riscatta anche Meg Ryan che, rispetto al suo abituale ruolo di fidanzatina d’America, mostra un evidente appannamento.
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