Regia di Robert Johnson (Roberto Mauri) vedi scheda film
Far West. Un tenente viene accusato ingiustamente dell'omicidio di un altro ufficiale dell'esercito; rinchiuso in carcere, non potrà che elaborare il suo piano di vendetta contro chi l'ha voluto incastrare.
Per il cinema italiano, nel decennio intercorso fra metà anni Sessanta e metà Settanta, un metodo per tirare su due soldi facili senza troppo impegno, nè di energie nè economico, era quello di girare uno spaghetti western. La gente andava comunque a vederli a prescindere dalle carenze di logica della storia, di mezzi nei costumi e nelle scene, di interpreti degni di nota (e talvolta persino di stima); ma quello che ha fatto Roberto Mauri con Corte marziale batte ogni limite di fantasia fino a quel momento dimostrata dai nostri cineasti. Ovvero: rimaneggiare materiale da due sue precedenti pellicole (E lo chiamarono Spirito Santo, 1971, e Bada alla tua pelle, Spirito Santo, 1972) lavorando di montaggio e di ri-doppiaggio in maniera da trasformare il tutto in un nuovo film. Un'impresa non da poco, ma certo meno costosa che girare da zero un'altra pellicola; ovviamente, date queste premesse, si può intuire quanto Corte marziale sia sgangherato e raffazzonato. Fra i protagonisti: Vassili Karis, Craig Hill, Jack Betts, Margaret Rose Keil; la sceneggiatura è firmata da Mauri stesso, che qui chiude la sua breve, ma intensa parabola nel western all'italiana. Le sue restanti tre regie vireranno in maniera decisa verso il soft-erotico, genere che nei successivi anni prenderà sempre più piede. 2/10.
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