Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film
Indiscutibilmente il film italiano più sconcertante della stagione. Ricostruendo la vicenda del banchiere Guido Calvi, e tutti i suoi intricatissimi legami con la P2, lo Ior, il Vaticano e le stanze più esclusive della politica italiana, Giuseppe Ferrara e Armenia Balducci (sceneggiatrice) vanno alle radici dei più misteriosi misteri italiani, e ricapitolano - grazie a una ricostruzione puntigliosa - un episodio centrale della nostra storia recente. Detto che lo scopo è nobile, l’esito del film è disastroso: la narrazione sta a cavallo fra un affastellato reportage televisivo e un teatrino dei pupi, e l’insieme è di impressionante bruttezza. Le prestazioni dei sosia di Andreotti e Craxi, nonché di un papa Wojtyla ripreso sempre di spalle (per ragioni “di rispetto”, ci informa una didascalia: ma quali, visto che gli si mettono in bocca - giustamente - battute agghiaccianti?), sono forse la cosa più imbarazzante vista al cinema da molti anni a questa parte. Ferrara voleva girare il film 14 anni fa, con Volontè. Oggi il ruolo di Calvi è stato affidato a Omero Antonutti, l’unico bravo di un cast allucinante (da culto, in particolare, Alessandro Gassman nei panni del faccendiere Pazienza).
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