Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film
Criticatissimo, come tutti i film di Giuseppe Ferrara, per la sua schematicità, inserito addirittura da Marco Giusti nel suo "Dizionario dei film italiani Stracult" (dove gli nega credibilità), "I banchieri di Dio" ha il pregio di assumere una tesi - non campata in aria, ma basata su emergenze processuali - e tenta di raccontare ciò che avvenne in Italia, intorno alla figura di Calvi, a cavallo tra il 1981 e il 1982. Difficile fare chiarezza su un episodio in cui di chiarezza ce n'è ben poca, ed infatti il rischio è che la trama del film possa risultare incomprensibile a chi di quegli avvenimenti non sa o non ricorda niente. Ma Ferrara ce lo dice chiaramente, che di chiaro (bisticcio di parole voluto) non c'è niente: il banchiere milanese aveva troppi nemici, dalla mafia alla massoneria, da certi partiti politici alla cosiddetta "finanza laica", dai servizi segreti, più o meno deviati, al Vaticano, che probabilmente, tramite Marcinkus, non fece granché per tirarlo fuori dalle peste. Personalmente, non mi sarebbe dispiaciuto un film che spiegasse come avesse fatto un uomo, entrato in azienda come semplice impiegato, a diventare presidente di un così importante gruppo bancario. Mastodontica interpretazione mimetica di Omero Antonutti. (25 aprile 2008)
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