Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Amici di vecchia data, quelli che appartengono alla stessa tribù, e padri e figli a Ibiza. “Vicinati” impensabili (poliziotti e spacciatori, cineasti porno e parigine romantiche), complicità istintive, incomprensioni croniche. Rinunce impigrite e sobbalzi avventurosi (rivendere quattro chili di cocaina trovati per strada, fare da padre al proprio nipotino senza padre), generazione zero e generazione ipocrita. “Amnèsia”, il nuovo film di Gabriele Salvatores, è una commistione curiosa dei suoi “due cinema”: il cinema di isole e fughe mediterranee, di ormai cinquantenni che si sono solo un po’ imbolsiti e “sistemati”, che hanno accantonato le utopie ma non le hanno dimenticate; e il cinema dell’incubo scomodo e battente, che scompagina la narrazione sul ritmo e sulle durezze degli incomprensibili ventenni. Un incontro a tratti faticoso, dove la linearità della prima parte si spezza in un piglio narrativo alla Tarantino che rischia di ammorbidire piuttosto che accentuare i contrasti. Gli anziani sono incasinati e irrisolti; i giovani sono irritanti e sgradevoli; ma forse è racchiuso proprio in questa sgradevolezza il senso più inquieto del film. Salvatores, almeno, è un autore che continua a interrogarsi sui percorsi e sulle “eredità” umane.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta