Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Per mascherare il suo vuoto pneumatico d'idee, Salvatores inzeppa una sceneggiatura inconsistente di una miriade di elementi, che, messi insieme, formano un coacervo assurdo: un gruppo d'italiani a Ibiza (potenza della coproduzione italospagnola!), un poliziotto omosessuale con figlio delinquente, un regista di film porno con figlia diciassettenne incinta in visita, un barista impotente, una tarantiniana valigetta di cocaina e, addirittura, un eclissi solare. Salvatores crea un intreccio di numerosi personaggi proprio per richiamare PULP FICTION, inserisce degli split screen (incongrui) alla SHAFT, rimanda a POINT BREAK della Bigelow con una sequenza di surf, e fa fare da spartiacque della narrazione ad un rewind, come in FUNNY GAMES di Haneke. Tutto inutile, perché l'unica cosa che funziona nel film sono le due minisequenze nelle quali è in scena Ugo Conti con acconciatura surrealista. Un po' pochino, dopo 106 minuti di film. È che Salvatores, forte di una tecnica invidiabile e della sicurezza produttiva, ormai gira senza preoccuparsi più di tanto di avere una sceneggiatura plausibile: mette in campo una miriade di personaggi, con l'immancabile Abatantuono (ma qui, purtroppo, c'è anche il sopravvalutatissimo Rubini), qualche buona canzone in colonna sonora (qui IN MY SECRET LIFE di Leonard Cohen, PROUD MARY dei Creedence Clearwater Revival e, incredibile dictu, THE ANSWER dei mitici Bad Religion) ed un finale ad effetto, che qui - ma un po' meno cretino non si poteva? - richiama al tempo stesso Tarantino, Sergio Leone e pure i vecchi noir alla RAPINA A MANO ARMATA. Purtroppo i difetti del film sono cento volte più numerosi dei pregi, compreso un uso spregevole della musica heavy metal, come sempre, abbinata a sequenze di violenza, e una fastidiosa tendenza ad allungare i titoli di coda, all'unico scopo di aggiungere un paio di pezzi al Cd della colonna sonora. Insomma, Salvatores gioca, qui, a fare Tarantino, ma ricorda piuttosto le vecchie e brulicanti vignette di Jacovitti; ci manca soltanto, qua e là, qualche salame, e, sullo sfondo, un ometto che, asciugandosi il sudore con un fazzoletto, esclama: FA AFA, FA.
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