Regia di Robert Luketic vedi scheda film
Lo strano caso di Reese Witherspoon, piccolina, molto giovane, non bellissima attrice neohollywoodiana appartiene, fino ad oggi, più alla sociologia che all’estetica cinematografica. Non è una diva, non compare nei barbosi sondaggi sulle più sexy o sulle meglio/peggio vestite. In alcuni film dimostra di essere brava (“Election”) e il pubblico statunitense sembra adorarla (le ipotesi sulle ragioni possono essere una mezza dozzina). Anche la minoranza dei critici che hanno stroncato quest’ultimo film la difendono. “La rivincita delle bionde” è stato uno dei successi dell’estate 2001 (95 milioni di dollari al box office a cui ne vanno aggiunti altri 36 del mercato homevideo) e racconta l’ascesa di Elle (nome da rivista corposa e patinata) che avrebbe quasi tutto (presidentessa di un club, miss del calendario scolastico e soprattutto non è una finta bionda), senonché il boyfriend scimunito la lascia perché ha bisogno di una futura moglie che faccia status e immagine. Armata di volontà d’acciaio e con un guardaroba clamoroso, color confetti legadenti, la fanciulla dalle mille risorse diventerà una perfetta studentessa di legge. Witherspoon è simpatica e buffa. Il contesto e i materiali non sono imprevedibili. Qualche generica eco della lepidezza delle commedie anni ‘40 e ‘50.
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