Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
L'Hitchcock più intimo e genuino.
In una coloratissima San Francisco, Hitchcock mette in scena la sua pellicola più audace ed avveniristica (tanto che all'epoca fu un mezzo fallimento), nonché quella più intimamente sentita dal regista stesso. Egli è sempre stato ossessionato dalla figura della bionda fredda e irraggiungibile, quasi sempre presente nelle sue opere, che qui trova nella bellezza glaciale di Kim Novak la sua massima rappresentazione. Scottie, il protagonista maschile, interpretato da uno stratosferico James Stewart, rincorre inutilmente la misteriosa Madeleine, riuscendo a raggiungerla una prima volta, salvo poi perderla, e ritrovandola inaspettatamente in seguito. Purtroppo per lui, le sfuggirà ancora, questa volta definitivamente.
E, così come Scottie non potrà avere la bella bionda, allo stesso modo Hitchcock non l'ha mai avuta nella vita reale. Così Madeleine non è altro che l'esemplificazione cinematografica dell'ossessione personale di Alfred, illustrata benissimo nell'enorme sofferenza che prova Scottie per tutta la lunga pellicola. Sofferenza che Hitchcock vive in prima persona, come se fosse lui dentro la pellicola.
Si è detto che Psycho è il suo film più angosciante ma, mentre in esso è presente un minimo di giustizia finale, in Vertigo essa è totalmente assente. Il lieto fine non esiste, giustizia non ce n'è. Né all'inizio, con la fuga del ladro che causa la morte del collega di Scottie, e di cui si perdono le tracce (classico esempio di MacGuffin, cioè un espediente narrativo per costruire la vicenda, il quale però poi non avrà nessuna importanza in seguito), né tantomeno alla fine, dato che il grande ingannatore, l'amico di Scottie, sparirà di scena, si presume con molti soldi in più grazie al suo crimine attorno a cui ruota la vicenda. E, a pagarne il conto, più di tutti, sarà proprio Scottie, sfruttato, ingannato, e portato sull'orlo del baratro della depressione.
Il tutto avvolto in un'atmosfera onirica, con una meravigliosa colonna sonora firmata Bernard Herrmann. La più struggente storia d'amore mai vista al cinema.
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