Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
"Vertigo" è la cinematografia in vetrina, che si mette in mostra e dà il meglio di sé, perché le piace farsi guardare. Il film esprime una gioia visiva che è più forte della stessa tensione del thriller; è un'energia che si fa luce, esaltando la tragica, quanto incantevole, fragilità della bellezza. Ciò che più splende, più facilmente va in frantumi: come il vetro di uno specchio, che è poi la metafora della coscienza e della memoria, le parti della mente che sono maggiormente soggette ai colpi delle emozioni. Quello che resta è il caleidoscopico mondo dei sogni, in cui i frantumi si agitano apparentemente per confondere, ma, in definitiva, per (ri)creare. Come in altre opere di Hitchcock, l'elemento onirico è l'ideale rappresentazione della chiave del giallo: è, infatti, secondo la psicanalisi, l'oggetto che nasconde al fine di rivelare, e in tal senso è paragonabile all'espediente letterario che, mentre depista il lettore, gli somministra, in maniera subliminale, tutti gli indizi necessari ad individuare l'assassino.
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