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Silent Night - Il silenzio della vendetta

Regia di John Woo vedi scheda film

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La recensione su Silent Night - Il silenzio della vendetta

di supadany
6 stelle

Quando non ha più niente da perdere, un essere umano è capace di scovare energie sconosciute, con le quali compiere azioni inimmaginabili, che vanno oltre i confini della ragionevolezza. Tanto più se la disperazione diventa un sentimento ingestibile che lo assedia senza concedergli tregua e se intorno a lui niente e nessuno è in grado di distogliere la sua attenzione da un pensiero tanto ricorrente quanto ossessivo.

Questo è quanto smuove il protagonista del nuovo e atteso – almeno da quei cinefili che lo seguono da sempre - lavoro di John Woo, un autore di culto capace di dar vita a capolavori come A better Tomorrow, The killer e Bullet in the head, che arrivato a questo punto, e con poche cartucce da spendere (le sue regie sono sempre più distanti tra loro, l’ultima con Manhunt risale a sei anni fa), in una specie di ultima chiamata, avrebbe meritato di disporre di ben altro materiale/scenario.

Durante una concitata sparatoria tra gang, un proiettile vagante uccide un bambino, mentre suo padre Brian Godlock (Joel KinnamanRoboCop,The suicide squad – Missione suicida) viene colpito alla gola inseguendo disperatamente i colpevoli.

Così, oltre a un trauma emotivo sconvolgente, si ritrova senza voce e a nulla valgono le cure amorevoli di sua moglie Saya (Catalina Sandino MorenoFrom).

In un primo momento, Brian pensa di rivolgersi al detective Vassel (Kid CudiEntergalactic, X – A sexy horror story), ma poi decide che l’unica soluzione che lo sazierebbe consiste nella pianificazione di una vendetta personale.

Dopo un addestramento fai da te, si mette sulle tracce di quegli uomini che hanno tramortito la sua vita di uomo comune, con l’obiettivo ultimo di arrivare a Playa (Harold Torres - ZeroZeroZero), il loro spietato boss.

 

Joel Kinnaman

Silent Night - Il silenzio della vendetta (2023): Joel Kinnaman

 

Con Silent night, John Woo torna a Hollywood a vent’anni da quel Paycheck che aveva chiuso temporaneamente un cerchio aperto con Senza tregua e che annovera un successo planetario (Mission: Impossible 2), nonché un pezzo da novanta del cinema action (Face/off – Due facce di un assassino).

Un rientro dalla porta sul retro, con un budget risicato nonostante il sostegno della casa di produzione di John Wick, con una sceneggiatura - improntata da Robert Archer Lynn (Deadbox, Adrenaline) - che allinea dramma e azione, con una sola idea illuminante alle spalle.

Di fatto, trattasi di un film ascrivibile al filone del revenge movie suddiviso in atti, che dopo una overture mozzafiato, tale da ringalluzzire gli animi della vecchia guardia, scava nel dramma umano di un padre che ha smarrito ogni ragione di vita, per poi predisporre una rincorsa vendicativa senza tanti fronzoli.

Uno statuto ordinario, sgualcito e telegrafico, che però trova una variazione sul tema dal sopravvenuto mutismo del protagonista, facendo sì che il film proceda per gradi escludendo qualsivoglia forma dialogo. In tal senso, forte anche di una rotta segnata che facilita la comprensione, John Woo imbastisce un dispositivo per immagini e suoni riuscendo a essere estremamente comunicativo e terso, encomiabile sia in un’elaborazione del lutto che esclude dal campo visivo qualsiasi sorta di intromissione, sia nella verticalizzazione action da uomo solo contro tutti (un The raid in formato small), che richiama un repertorio/collettore completo di sportellate e sparatorie.

In questo frangente, Joel Kinnaman è un corpo/volto che si presta all’occorrenza, al contrario al film avrebbe giovato – e non poco – un attore dal maggiore coefficiente espressivo quando il dramma poggia completamente sulle sue spalle, in tal senso piuttosto esili.

 

Joel Kinnaman

Silent Night - Il silenzio della vendetta (2023): Joel Kinnaman

 

Tutto sommato, Silent night si gioca dignitosamente le sue carte, pur prestando il fianco, conscio di non poter ambire ai grandi palcoscenici, di dover fare di necessità, virtù. Un tassello minore per un vecchio e riverito maestro qual è indubitabilmente John Woo, un film concettuale che cammina sulle uova, che ricorre al proverbiale olio di gomito, che barcolla e si rialza, un miscuglio di sensazioni contrastanti, con un know how che si arrabatta tra echi di un cinema trapassato e un canovaccio attuale che non consente di spiccare il volo, pregno di lacrime e collera, con acuti fragorosi e perplessità spiazzanti, sprazzi di talento cristallino e dilatazioni sovrabbondanti.

Controverso e temerario, tenace e parossistico.

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