Regia di Adrien Pavillard vedi scheda film
Damon Albarn, classe 1968, ha mosso i suoi primi passi artistici come cantante dei Blur all'inizio degli anni '90. Protagonista dell'epopea del britpop, la sua anima sperimentatrice lo ha portato nel corso dei tre decenni successivi a fondare progetti e band dall'impatto musicale differente come i Gorillaz e i The good the bad and the queen, ottenendo sempre nuovi successi, e persino a cimentarsi come attore.
In quest'ora scarsa di documentario Adrien Pavillard, unico nome anche nei crediti di sceneggiatura, racconta i primi trent'anni di successi artistici di Damon Albarn, ai più noto come voce dei Blur e dei Gorillaz. Personaggio sempre e comunque al centro dell'attenzione, ma fondamentalmente schivo e non troppo amante dei riflettori, Albarn ha portato avanti negli anni una carriera all'insegna della sperimentazione e della contaminazione tra generi musicali, tentando perfino qualche sortita attoriale verso la fine degli anni Novanta (era in Face, di Antonia Bird, del 1997). Il lavoro di Pavillard soffre nella distribuzione italiana di un doppiaggio poco più che amatoriale che utilizza, e questa è l'innegabile peccato originale, un linguaggio povero, colmo di frasi fatte, a tratti addirittura insulso; anche i continui riferimenti alla politica interna britannica non sembrano aggiungere granché alla narrazione dato che le opinioni politiche del protagonista vengono tenute in secondo piano. I difetti di questo Una storia pop (titolo di partenza indubbiamente più sensato: A modern british tale) sono perciò più ampi e determinanti rispetto ai suoi pregi; presumibile l'apprezzamento solo da parte dei fan sfegatati di Albarn e della sua musica. 3,5/10.
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