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Paz!

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paz!

di sasso67
8 stelle

«Abbiamo forato. Passami il trip». Uno dei quadri più noti dei fumetti di Andrea Pazienza, con Pentothal e il suo compare in una landa deserta con tanto di vespino scassato. Renato De Maria l’ha reso in una maniera più che azzeccata, nello stesso modo in cui ogni singola scena è ricostruita con scrupolo filologico, non solo per la composizione interna, ma anche per i riferimenti al contesto. “Paz!” è un film notevole, a cui non manca neppure l’ambizione di riferimenti alti, come quello al cinema di Kubrick. Questo è il cinema che, personalmente, mi piacerebbe vedere uscire dalle nostre case di produzione. Certo, qui De Maria ha una fonte d’ispirazione che non è sempre agevole trovare. Si tratta di quello che ritengo il più grande fumettista che abbia generato il nostro paese, dotato di una tecnica immensa e di una fantasia illimitata, uno che nella sua arte ha frullato Moebius e Topolino, le icone greche e Lando, la Resistenza e il Movimento del ’77, le canne e il calcio, la mamma e l’eroina. Forse è quest’ultimo aspetto che è stato un po’ marginalizzato da De Maria, che ha edulcorato tutto con l’hashish, lasciando da parte la spada che ha dato la morte all’autore di questo caos organizzato così fantasiosamente. Qui ci sono molte delle cose create da Pazienza, dagli slogan alle battute, dagli sfoghi alle bestemmie, dalle preghiere profane («rizzati, rizzati!») ai tormentoni che fotografano un’epoca e un modo di essere: «adesso mi alzo. Prima mi faccio una canna e poi mi alzo. Una canna o una sega». Notevole la ricostruzione ambientale di una Bologna settantasettesca, molto simile a quella descritta da Guido Chiesa in “Lavorare con lentezza”, con qualche lievissimo anacronismo (dietro al barbone interpretato da Tirabassi si nota un volantino che pubblicizza i Punkreas), con musiche d’epoca (“Eptadone” degli Skiantos è un vero e proprio anthem, ma anche “Sei in banana dura” dei Windopen interpreta bene il senso di quegli anni) o comunque evocative (la successiva “Io sto bene”, originariamente dei CCCP), che rendono credibile, oltre che piacevole, l’insieme. Al quale contribuiscono indubbiamente le interpretazioni di uno strepitoso Max Mazzotta (Enrico Fiabeschi), il solito bravissimo Claudio Santamaria (Pentothal) e un somigliantissimo (al disadattato Zanardi) Flavio Pistilli. Un film molto divertente e – almeno nel lancinante grido finale di Pentothal: «Amatemi!» - commovente.

 

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