Regia di Andrew Davis vedi scheda film
Schwarzenegger tenta di fermare il declinante successo dei suoi film con un altro ruolo d’azione, tra Predator e il cugino attempato di Rambo, con un pathos di sapore domestico. È singolare che l’attore non concentri la sua terza età professionale nell’ambito della commedia, dove, in passato, non ha sfigurato. Il film, storia di un attentato terroristico in cui perdono la vita, la moglie e il figlio di un pompiere, Gordy-Schwarzy, ha numerose e impreviste analogie con quello che è accaduto a New York nel settembre dello scorso anno. Potere politico, servizi segreti, polizia federale, nuclei dei terroristi combattono una guerra complessa in cui nessuno è del tutto innocente. Le vittime civili di questa guerra incivile sono rubricate come “danni collaterali” e il protagonista, abituato a salvare la vita degli altri, decide di uccidere e si mette sopra e contro la legge come è inevitabile per gli eroi positivi/negativi del cinema. Chiedere il rispetto del bon ton, del politicamente corretto o dell’ideologicamente moderato a certi action-movie è ingenuo. Aspettarsi un intreccio più avvincente, meno prevedibile, coreografato meglio, con una piccola dose di ironia metacinematografica, interpretato con più incisività di un fumetto venuto male, è una pretesa legittima. Anche perché un’esplosione e un cazzotto sono un’esplosione e un cazzotto: realismo della convenzione sciatta.
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