Regia di Paolo Quaregna vedi scheda film
Carnevale di Ivrea: durante i festeggiamenti un uomo e una donna allacciano una relazione esclusivamente sessuale. Entrambi sanno che durerà tutto soltanto qualche giorno e cercano di vivere la situazione nel modo più trasgressivo ed estremo.
L'idea è semplice e chiara: replicare il successo del morboso La chiave, girato da Tinto Brass qualche mese prima e con protagonista un'inattesa - in un ruolo esplicitamente erotico - Stefania Sandrelli. Il semisconosciuto Paolo Quaregna fallisce però la missione, confezionando un prodottino miserrimo sotto ogni punto di vista: tanto per cominciare accanto alla Sandrelli non c'è nessuno. C'è Marzio Honorato, che non è un interprete di massimo rilievo, e un gruppetto di volti anonimi, ecco tutto; la storia poi - che segue una sceneggiatura dello stesso regista e di Fabio Carlini - fa acqua da tutte le parti e in primis scarseggia dal lato pruriginoso, suscitando più spesso sbadigli che sensazioni bollenti. Il voyeurismo è vaghissimo, le scene di sesso per nulla efficaci e tutto rimane perennemente approssimativo, come se la trama fosse appena un pretesto e gli attori, diretti decisamente male, non fossero per nulla convinti della loro permanenza davanti alla macchina da presa: in pratica, un porno senza le scene porno. Una donna allo specchio può vantare peraltro una colonna sonora d'eccezione, firmata da Gino Paoli, ex compagno della protagonista; seconda regia, dopo il documentario Felicità ad oltranza (1982) per Quaregna, che ne firmerà una terza solamente nel 2000, con Dancing north. 1,5/10.
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