Regia di Antonio Albanese vedi scheda film
Scene da un matrimonio effimero. In meno di 24 ore Antonio (Albanese) e Alice (Aisha Cerami) passanno dallo scambio delle fedi in chiesa alla crisi, alla fuga (di lei) verso un’oasi dove si curano le anime e si cerca il proprio “io”. Il santone che cura il proprio portafoglio, con rette settimanali altissime e una sistematica evasione fiscale, e finge di ristrutturare la psicologia dei borghesi, vecchi e nuovi, di intellettuali scemi e di uno zoo antropologico solleticato e rimbecillito dai media e dalle mode è un coreografo Makerbek (Shel Shapiro). Nella comunità terapeutica, Albanese e i suoi sceneggiatori incorniciano (con una somma eccessiva di stereotipi e con personaggi secondari appena tratteggiati) una zolla del mondo: lo sguardo e il giudizio sono impietosi. Il protagonista per riconquistare la moglie e forse per riaffermare la sua “orribile” normalità, la sua serenità d’uomo d’acqua dolce e liscia, la segue, sottoponendosi a tutte le ridicole panacee da cultura alternativa all’intelligenza. In questo terzo film, scritto molto male, interpretato bene e diretto poco, Albanese conferma le sue straordinarie doti di solista lunare che stenta, però, a recitare e ad accordarsi con gli altri attori. Il film, notevole nel primo quarto d’ora, soffre della mancanza di una struttura, di un copione articolato, chiude troppe scene con una fastidiosa approssimazione, con una pigra assenza di ritmo comico e di suture. .
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