Regia di Antonio Albanese vedi scheda film
Antonio e Alice si sposano finalmente, dopo uno di quei fidanzamenti, intuiamo, lunghi ed esclusivi che ti tagliano un po' fuori dal mondo.
Ma il loro matrimonio entra in crisi la sera stessa delle nozze, in un lindo appartamento pieno di frullatori nuovi (che ricordano un po' le finte macchine industriali di gusto futurista che riempivano il palcoscenico di Giù al nord).
Se il loro matrimonio va subito in crisi, il film lo segue a un passo, mentre li vediamo finire in una comunità new age diretta nientemeno che da Shel "seseibruttotitiranolepietre" Shapiro.
Come satiretta senza capo né coda delle mode spiritualiste, era probabilmente già vecchia allora e inguardabile oggi, dieci anni dopo.
Come film comico, non c'è una battuta una che faccia ridere; infatti i personaggi sono costretti a ripeterle più volte, come i grami cabarettisti delle feste paesane, che così facendo sperano di forzare alla risata il pubblico distratto dal banchetto dello zucchero filato e delle salamelle.
Quel che è peggio, i tempi comici e cinematografici sono tutti sbagliati, inesistenti.
Albanese, ennesima delusione al cinema, conferma di non riuscire a portare la sua verve e la sua simpatia sul grande schermo. Sciagura vera.
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