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Denti da squalo

Regia di Davide Gentile vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Denti da squalo

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Walter è un tredicenne che vive con la madre lungo il litorale Romano. Nel corso dell’estate inizia a trascorrere del tempo in una villa deserta con piscina, all’interno della quale nuota uno squalo bianco.

 

Il trentottenne Davide Gentile esordisce alla regia, dopo molti anni trascorsi nel mondo della pubblicità, scortandoci in uno dei non luoghi estivi più prodromici della nostra penisola: il litorale romano, dove mare e città s’incontrano e le vacanze estive, per chi ancora va a scuola, sono sinonimo di giornate trascorse in spiaggia mentre le abitazioni sono assimilabili a case vacanza. Sarà nel corso di una di queste interminabili giornate che c’imbattiamo in Walter, il tredicenne esordiente Tiziano Menichelli perfettamente a suo agio nel ruolo di un adolescente con un futuro da scrivere e un presente fatto di disillusione data dalla recente morte sul lavoro del padre.

 

Walter si avvicinerà sia per curiosità sia per la necessità di scacciare le ombre fin troppo concrete del suo presente e trascorrere sognando altri lidi, a un luogo che cattura immediatamente la sua attenzione; una villa con piscina nella quale potersi isolare per riflettere e al tempo stesso non rinunciare a un bagno rigeneratore. Sarà proprio nell’immenso parco che circonda la piscina che Walter scoprirà una storia che l’avvicinerà ancor di più a un padre con le sembianze di Claudio Santamaria, con il quale si perde in numerosi colloqui immaginari e per il quale proseguirà a nutrire un immutato rispetto.

 

Una pellicola di formazione e iniziazione che si muove su binari comuni ad altre appartenenti al medesimo genere, ma al quale Gentile aggiunge un lato maggiormente onirico dettato sia dalla figura di un animale che inizialmente viene impiegato quale esempio di cattiveria e durezza mentale, ma che con il procedere della narrazione assume sempre più i contorni della concretezza svestendosi di quelli più metaforici.

 

A impersonare il ruolo dei genitori del tredicenne, oltre al già citato Claudio Santamaria, c’è una Virginia Raffaele che per una volta si presta a un ruolo distante dalla commedia e dalla sua comicità impersonando una madre giustamente preoccupata per le sorti di un figlio per il quale teme una crescita troppo veloce. Cameo anche per Edoardo Pesce che sa come sempre muoversi con perfetta padronanza e mestiere nella parte di un criminale dai toni letterari.

 

Film che centra il bersaglio solo in parte, nonostante una serie di figure e riferimenti cinematografici, lo squalo del titolo, e anche letterari e che avrebbero tutto per far apparire la vita di Walter meno critica di quanto non sia, ma che si perde proprio quando questi riferimenti assumono contorni più solidi e concreti.

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