Regia di Piero Messina vedi scheda film
AL CINEMA
L'assenza, e la sensazione di vuoto, di spaesamento insopportabile, non giustificabile; l'impossibilità di accettarne le conseguenze, sono tematiche, sentimenti, emozioni evidentemente molto care al regista Piero Messina che, a quasi in decennio dal suo esordio veneziano de L'attesa, torna in qualità di regista a dirigere la sua opera seconda, presentata in concorso alla Berlinale 2024.
Questa volta la storia, ambientata in un presente alternativo o in un futuro per nulla lontano, immagina che le istituzioni abbiano autorizzato la scienza a fare sì che i congiunti di un trapassato che non riescono ad accettare la sua dipartita, abbiamo la possibilità di riunirsi all'estinto grazie all'intervento di apposti individui prescelti (i locatari), che assumano le fattezze dei trapassati, per permettere ai parenti, amici od amanti, di potersi accomiatare con lui in modo graduale e coerente, con l'ausilio di una memoria che ne trasferisce, tramite il cervello dei locatari, caratteristiche e dettagli del compianto.
Una situazione che si rivela opportuna per il povero Sal (il noto attore messicano Gael García Bernal) devastato dall'esser sopravvissuto ad un incidente d'auto che le ha portato via per sempre la bella moglie Zoe (Renate Reinsve).
Grazie all'intervento dell'amorevole sorella Ebe (l'attrice argentina naturalizzata francese Bérénice Bejo), Sal potrà ritrovare la consorte per una serie limitata di sedute che, debitamente organizzate, gli potranno permettere di salutare definitivamente ma come merita l'amata congiunta.
Ma la situazione, in molti casi foriera di risultati ottimali per la psiche e lo stato d'animo degli inconsolabili parenti del defunto, con Sal finisce per avviarsi verso un punto di non ritorno, visto che l'addio definitivo alla consorte finisce per essere procrastinato oltre il limite legale consentito.
Anche stavolta Messina non rinuncia ad un finale a sorpresa che tenta di ribaltare le carte in tavola, rimettendo tutto in discussione in modo sin troppo calcolato e premeditato.
Another end risulta, nonostante l'opprimente atmosfera mortifera ed asfissiante che riporta lo spettatore ad una dimensione che pare una calcolato compendio tra una società da in ubo orwelliana ed il mondo incasellato in appartamenti soffocanti e senza scampo da decalogo kieslowskiano, un film nettamente più riuscito del sin troppo cartolinesco L'attesa.
Ma anche un po' giocato a tavolino, coi i suoi simbolismi sfacciati e un po' gettati al vento, e quella ostentata ambiguità nel tratteggiare personaggi, soprattutto di contorno, un po' troppo monocordi e di maniera.
Gael García Bernal ci mette un grande impegno, ma pare un po' imbambolato e sconnesso per apparire veramente in parte.
La bella e duplice attrice e modella norvegese Renate Reinsve non è più "la peggiore persona del mondo", come nel film omonimo (assai irritante di Joachim Trier che tuttavia le valse l'importante premi dell'interpretazione a Cannes edizione 2021), ma l'angelo indimenticato e irrinunciabile che rivive doppiamente i tratti effimeri una vita che il destino non le consente di legittimarsi.
Almeno fino alla svolta finale, non poi così a sorpresa, verso cui la lambiccata storia sceglie di dirigersi.
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