Regia di Marco D'Amore vedi scheda film
AL CINEMA
"La forza della vita e dovuta al fatto che non conosciamo nulla del nostro futuro. D'altronde come nutrire un po' di speranza nel nostro futuro, se lo conoscessimo già?" I dubbi spesso alimentano la voglia di cambiare e nascono spesso quando qualcosa dentro ognuno di noi comincia a non quadrare, sia in termini di benessere fisico, come pure intellettuale.
Caracas è un quarantenne dei vicoli napoletani che ha sempre fatto parte delle bande dell''estrema destra squadrista violenta ed intollerante cittadina.
Ma ora le rappresaglie sanguinose e violente ai danni dei nuovi abitanti del quartiere, non più i napoletani originari, bensì in larga parte costituita da emigrati nordafricani e mediorientali, lo destabilizzano e lo inducono, meglio tardi che mai, a porsi dei quesiti e delle perplessità sull'operato della squadriglia per cui opera come attivista tra i più determinati.
Lo scrittore Giordano Fonte intanto torna nella nativa Napoli dopo decenni di assenza per ritirare un premio e aggiornare la stampa che lo incalza circa la nuova, più ipotetica che reale ed ispirata opera in corso di concepimento.
Fonte alla fine sbotta e smonta tutti dichiarando di non trovarsi più a suo agio, nel mondo e tantomeno nella sua patria cittadina.
Una città che non ritrova, non riconosce, non percepisce più come un tempo.
Ma, girando per i vicoli, vittima di soprusi e poi beneficiato da tardiva solidarietà, lo scrittore percepisce che i tratti dei nuovi occupanti del tortuoso ed affascinante centro storico partenopeo, possiedono le caratteristiche complessive di un gruppo umano in cui si riconoscono i tratti similari dei vecchi occupanti, nonostante le immani differenze culturali, religiose e etiche che li separano.
Il resto lo fa il destino, che riunisce i due uomini, uno incredibilmente convertito all'Islam, e l'altro alla strenua ricerca di una ispirazione che lo aiuti a vivere, più che a tornare al successo letterario.
Da un romanzo di Ermanno Rea intitolato Napoli ferrovia, Marco D'Amore, con Francesco Ghiaccio, si rende complice ed autore di una tortuosa trasposizione che pare più lambiccata degli stessi vicoli napoletani che fanno da sfondo alla vicenda, e si dipana tra flashback un po' azzardati e non sempre felicemente intarsiati col giusto criterio nella narrazione.
Ma Caracas possiede anche una sua forza interiore che si poggia sulle due potenti figure protagoniste, alle prese ognuno con derive esistenziali devastanti, ma che si rivelano presto percorsi obbligati verso una via d'uscita che infonda speranza e nuovo gusto di vivere.
Anche quando il mondo che sta attorno fa schifo ed è attraversato da cattiveria e violenze difficilmente estirpabili.
Marco D'amore, coinvolto anche nel ruolo del protagonista principale che dà titolo all'opera, qui al suo terzo impegno da regista dopo L'immortale (2019) e Napoli Magica (2022), si inerpica su sentieri che, specie nell'incipit un po' avventato e pericoloso, promette più che altro derive scult, salvo per fortuna risollevarsi quando la figura del celebre scrittore in crisi, ottimamente reso da Toni Servillo particolarmente ispirato e genuino, entra in scena a risollevare le sorti incerte di una narrazione che finisce per mostrare finalmente il suo lato più autentico ed impellente.
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