Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Niente di niente di originale o di particolare in questa ennesima riproposizione del clichè della casa stregata, per un Lenzi piuttosto bolso e televisivo che pare ormai arrivato (a quasi sessant'anni e con alle spalle tre decadi di carriera) a fine carriera. Già dalla sceneggiatura di Daniele Stroppa, Gianfranco Clerici e del regista si intuisce che il prodotto mira essenzialmente alla tensione e all'atmosfera, tralasciando nettamente la componente sanguinolenta ed espressamente violenta del genere horror cui con tutta evidenza la pellicola si rifà; come detto, il film nasce da esigenze televisive - sponda berlusconiana - e pertanto non si propone grandi obiettivi artistici. La trama è semplice da comprendere (pure troppo), i dialoghi spesso insulsi e la recitazione a tratti addirittura canina (la giovanissima Marina Giulia Cavalli innanzitutto); nella parte del vecchio cieco - che dovrebbe suscitare angoscia, sostanzialmente - ecco il terribile megadirettore galattico dell'esilarante Fantozzi, cioè Paul Muller: altra scelta piuttosto discutibile, per quanto l'interprete di per sè funzioni. Confezione piatta e incolore che lo stesso Lenzi non fa nulla per far sembrare meglio del poco che è. 2/10.
Un uomo, per sfuggire ai suoi incubi ricorrenti, si prende un periodo di riposo insieme alla moglie in una villa di campagna. Ma la villa ha qualcosa di familiare e molto di sinistro; il vecchio che la abita è cieco e sua nipote, giovane e bella, è una presenza inquietante.
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