Regia di David Lynch vedi scheda film
Su sfondo viola e una musichetta da sala da ballo un gruppo di ragazze e ragazzi ballano a coppie e dall'abbigliamento pare di essere negli anni '50; a queste immagini se ne sovrappongono altre, di una ragazza bionda (Naomi Watts), sorridente insieme ad un uomo e una donna; si passa poi ad un letto con delle lenzuola rosse e successivamente ad una dissolvenza in nero: qui inizia una storia (o un sogno...) ambientata sulla Mulholland Drive a Los Angeles, accompagnata da una musica solenne. E' notte fonda e una vettura solca la lunghissima e apparentemente deserta via: a bordo una donna bruna e bellissima (Laura Elena Harring), inquadrata in p.p., viene intimata a scendere ma non fa in tempo poiché un'auto a tutta velocità li investe, ma lei rimane quasi illesa ed incomincia a vagare per le vie della città fino ad arrivare in Sunset Bld ed entrare di soppiatto in un appartamento accasciandosi a terra esausta.
Un'altra ragazza, in pieno giorno, arriva a L.A.: è Betty (Naomi Watts) e sogna di sfondare nel mondo del cinema; va a vivere nell'appartamento della zia, lo stesso dove la donna sopravvissuta all'incidente si è rifugiata. Le due donne fanno conoscenza e Betty cerca di ricostruire il passato dell'altra, che non ricorda più nemmeno chi sia.
'Mulholland Drive', presentato a Cannes nel 2001 e premiato per la migliore regia e in seguito candidato all'Oscar nella medesima categoria, è il nono lungometraggio (e a tutt'oggi il penultimo) per il grande schermo di David Lynch e uno dei suoi film più amati, ma anche tra i più sottoposti a discussioni, a veri e propri dibattiti e riflessioni sul significato o sui significati reconditi della tortuosa, intricata e, ad una prima visione, oscura, trama.
Il soggetto e la sceneggiatura sono opera dello stesso cineasta, che li sviluppa con uno stile che ricorda la serie TV cult 'Twin Peaks' (non a caso le musiche sono di Angelo Badalamenti, che compare nella sulfurea parte di uno dei due criminali che impongono a Kesher un'attrice), con situazioni, di volta in volta, surreali [l'incontro tra il regista Adam Kesher (Justin Theroux) e i gangster che gli vogliono imporre un'attrice loro protetta per il ruolo da protagonista], oniriche [l'enigmatico nano sulla sedia a rotelle (Michael J. Anderson), l'incontro tra l'esterefatto Kesher e il cowboy (Monty Montgomery), la scena al Club Silencio], comico-grottesche [il killer (Mark Pellegrino) a cui non ne va bene una ed è costretto ad eliminare scomodi testimoni, la scena, basata sullo scambio di persone, nella villa di Kesher], da incubo [il dialogo nel fast food tra due amici, con uno di loro che racconta all'altro di un sogno terribile e spaventoso, che, in effetti, con grande pathos, si materializza...], e addirittura da horror (il ritrovamento del corpo in decomposizione, da parte di Betty e Camilla, di Diane Selwin).
David Lynch riesce a far convivere tutte le molteplici anime del film, passando senza colpo ferire e con grande fluidità da un piano del racconto ad un altro, dal sogno (o incubo) alla realtà, creando una dimensione 'altra', usando vari espedienti puramente cinematografici, come il sogno nel sogno, stacchi bruschi, dissolvenze, sia in nero sia incrociate e zoomate: l'atmosfera è perturbante, il ritmo è dilatato, con qualche accelerazione improvvisa, i colori - la fotografia è di Peter Deming - più usati sono il rosso ed il blu, in differenti inclinazioni e le tonalità degli stessi passano da quelle più chiare ed accese a quelle più spente o cupe a seconda dell'umore di Betty/Diane, ed i temi di fondo, tipici del cinema lynchiano, sono il doppio (c'è una forte presenza di specchi, disseminati in varie scene), la ricerca dell'identità, la struttura a scatole cinesi, nonché una critica aspra al mondo del cinema hollywoodiano, crogiolo di gelosie, tradimenti, amicizie finite male, egoismi e vanità, che crea star dalla sera alla mattina ma, contemporaneamente, distrugge i piani di tante persone che, magari per ingenuità, si affacciano con grande speranza nella Fabbrica dei Sogni.
'Mulholland Drive' si avvale di una galleria di personaggi secondari che solo la mente 'folle' di Lynch poteva partorire, con al centro, stagliate in maniera nitida, due notevoli ritratti di donne: la spaesata e fragile (all'apparenza) Rita/Camilla, tratteggiata con fascino e sensualità prorompenti da Laura Elena Harring e la dolce, premurosa e sognante Betty, ma anche la rancorosa, vendicativa e sull'orlo di una crisi nervosa Diane, rese in maniera splendida da Naomi Watts, qui, a tutt'oggi, alla migliore interpretazione della sua carriera.
'Mulholland Drive' è una delle vette del cinema di David Lynch e un film che acquista un fascino crescente e 'misteryoso' ad ogni ulteriore ed appagante visione.
Voto: 9 (v.o.s. e doppiata).
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