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Mulholland Drive

Regia di David Lynch vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Mulholland Drive

di Carlo Ceruti
10 stelle

Lynch si diverte ad incastrare la realtà e l'immaginazione facendole viaggiare sullo stesso piano. Fa venire i brividi.

E' difficile parlare di questo film senza emozionarsi, è difficile che non corrano i brividi lungo la schiena a ripensarci. E' un film narrativamente eccezionale, degno di Kubrick, dove la realtà, il sogno e l'immaginazione si incastrano, si sovrastano e si mescolano in un'atmosfera cupa da incubo urbano. E quindi dov'è la realtà? Dove il sogno? Dove l'immaginazione? Ma ha davvero senso porsi queste domande? Diciamo che all'inizio abbiamo due o tre storie ammantate di mistero che scorrono in modo parallelo e che pare abbiano in comune qualcosa di indefinito; le storie scorrono e pian piano i pezzi del puzzle iniziano a comporsi, ma d'improvviso il puzzle viene gettato a terra, i pezzi si confondo, si rimescolano e danno vita ad uno scenario diverso, inquietante, pervasivo. Uno scenario che mostra la complessità, le ambiguità e le affascinanti contraddizioni della mente umana, di come forse non esista una vera realtà se non intesa come mera interpretazione di qualcosa che possiamo solo percepire coi sensi. Mulholland Drive è un rompicapo che non ha soluzione, o magari ce l'ha ma è sottile, tenebrosa e la sua interpretazione dipende molto dai nostri punti di vista, dalla nostra mente. Mulholland Drive è un film che inizia con l'immaginazione, col sogno e finisce con la realtà (cioè la vicenda inizia quando il film sta per finire). Ma siamo sicuri che sia così? In fondo è così labile il confine tra il reale e l'immaginario. Mulholland Drive è un grandioso esempio di genialità narrativa, di come un regista possa giocare con la mente ed i sensi dello spettatore, perché in fondo Mulholland Drive è un rebus. Talvolta la narrazione è lenta ma non si smette mai di trattenere il fiato e l'atmosfera è così pesante, morbosa ed inquietante che pare che rinchiusi dentro la scatola blu ci siamo noi spettatori.

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