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Mulholland Drive

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Mulholland Drive

di ed wood
10 stelle

eccezionale Lynch: e' lui il grande Autore del cinema americano moderno. E' lui che, meglio di molti altri e nonostante le apparenze, ha saputo e sa ancora analizzare nel profondo l'american dream per ricavarne una lezione amara e sconsolata. Si' perche' i suoi film, dietro all'ingannevole sembianza di cinema inutilmente sofisticato e gratuitamente virtuosistico, possiedono un anima; e l'unico modo per trovarla e' saper andar oltre agli innumerevoli strati visivi, sonori e narrativi con cui sono strutturate le sue pellicole. I detrattori di Lynch dovrebbero rendersi conto una volta per tutte che ognuno interpreta la realta' alla sua maniera, nel modo che gli viene piu' congeniale; c'e' chi dice le cose direttamente, senza filtri e senza sfumature e chi, come Lynch, per comunicare la sua visione della vita deve mettersi in viaggio, cercando di recuperare le strade perdute (questa volta di Hollywood), e lo fa attraverso il sogno, la visione, il cinema quindi, coi suoi personaggi, i suoi ambienti, le sue soluzioni formali...Lynch e' consapevole della complessita' della mente umana, del grande rebus che caratterizza la nostra esistenza, dell'incertezza e del mistero che permeano la vita moderna, di una realta' che non riesce mai ad essere se stessa, e utilizza il linguaggio cinematografico per esprimere tutte queste cose. La sua critica alla societa', ai costumi e alla cultura americana moderna passa necessariamente attraverso il cinema e le sue (dis)illusioni. E se era la provincia americana ad esser presa di mira in Twin Peaks o in Velluto Blu, questa volta tocca alla fabbrica dei sogni, alla Hollywood-Babilonia, essere scandagliata in tutte le sue storture. Mulholland Dr. a momenti contiene piu' veleno di Eva contro Eva e piu' desolazione di Viale del Tramonto: solo che con Lynch tutto e' immerso nell'incubo: basta vedere il "cowboy" (una sorta di versione acida e disincantata del saggio Alvin Straight di Una storia vera) o il boss della mafia, seduto in quella specie di "camera rossa" di twinpeaksiana memoria per rendersene conto. Per non parlare del "Silenzio", dove tutto e' registrato, tutto e' falso, tutto e' un inganno. Capolavoro

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