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Mulholland Drive

Regia di David Lynch vedi scheda film

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La recensione su Mulholland Drive

di lamettrie
2 stelle

Orribile.

Offre comunque vari aspetti che impediscono di dare il voto minimo 1/10, a mio avviso: i 2/10 li merita per alcuni aspetti notevoli, come recitazione, la cura dei particolari, le scenografie, la fotografia, l'uso della telecamera. Ma sugli aspetti realmente importanti, quelli cioè del messaggio significativo per l’essere umano, siamo sotto i tacchi.

A sommesso parere di chi scrive, è uno dei maggiori abbagli della critica, che lo ritiene in media un capolavoro. Appare, al contrario, un’opera di una stupidità profondissima: non c’è nulla di intelligente che conti, di sensato.

La trama è un’accozzaglia imbarazzante di idee senza senso e senza nesso, buttate lì. Tra le dozzine di esempi che si possono produrre, la maggioranza dei quali si risparmiano al cortese lettore per carità di patria, troviamo: l’entusiasmo dei due anziani, che nel sogno invece si mostrano i suoi persecutori; l’assurdità della gestione della figura del regista rappresentato; l’improbabilità del mostro; il collegamento, nullo, del soggetto con la vicenda narrata del killer; la pochezza della vicenda della scatola blu con relativa chiave; l’implausibilità del mancamento dell’uomo che ha allucinazioni sul suddetto mostro; l’incongruenza del cadavere della donna, che non è nessuno di riconoscibile, men che meno la protagonista Naomi Watts (come alla fine invece dovrebbe sembrare di capire dalla scena in cui il cowboy la sveglia); il cowboy medesimo; il bisogno di andare in un teatro notturno alle due di notte; il bisogno di piangere e fremere e quasi svenire in tale teatro, nonostante nulla sia causa sufficiente a ciò, anche lontanamente credibile…

Che tutto poi sia coperto dalla licenza offerta dal fatto che «è tutto un sogno», non basta a giustificare la grottesca non credibilità dell’impianto complessivo. Tutto può accadere nel sogno, come anche i bambini sanno. Ma altra cosa è l’uso che se ne deve fare da parte di un artista: proprio perché esposto al più banale degli abusi, come nelle storielle dei bambini (da cui lo spessore di questo soggetto non si allontana troppo, per la consistenza diegetica), deve essere usato come leva per rappresentare l’inverosimile in modi significativi.

Anche perché tutti sappiamo, da oltre cento anni almeno grazie a Freud, che l’inconscio, con le sue stranezze e le sue inverosimiglianze, è una fetta essenziale della nostra vita e della nostra realtà. Ma, altresì, un artista dovrebbe usare tali escamotage solo per veicolare aspetti significativi dell’esperienza umana (in un caso simile, “l’avvocato del Diavolo” di soli 5 anni prima, tale espediente era usato invece assai bene, ad esempio).

Qui invece si palesa il nulla del senso: qualunque stranezza registrata nel sogno può andare bene tanto quanto ciò che si vede qui.

Lynch non diede interpretazioni per la stampa, e fece bene, nel suo interesse. Infatti un’opera di tale bassezza può solo circolare per via di una Fortuna immeritata. Ed enorme, con la F maiuscola. Che lui ha avuto: chiunque la vorrebbe, ma su milioni solo pochissimi ne hanno avuta così tanta.

L’ha avuta, poi, anche perché ha sfruttato la morbosità, e nient’altro, come già fece con Twin peaks. Operazioni furbe, tecnicamente ben fatte, ma che restano puramente commerciali, e solleticano gli istinti sessuali e poi quelli peggiori dell’uomo, legati al terrore.

Infatti le scene più belle sono quelle di sesso lesbico. Si aggiunga poi ben poco, tra ciò che è riuscito: il pestaggio nella casa dove c’è l’adulterio, comico per la mole del sicario picchiatore; l’ingenuità della ragazza che vede tutto bello, dove c’è ben poco di entusiasmante, poiché spera di dare la scalata a Hollywood.

Ma pochissimo, in una marea di insignificanza, anche vistosissima.

Triste che ci si scervelli di trovare significati reconditi, e collegamenti illuminanti, da parte di chi non si accorge della povertà umana dell’insieme, che è la vera cifra di questa, clamorosamente mancata, opera d’arte.

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