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Una vita violenta

Regia di Paolo Heusch, Brunello Rondi vedi scheda film

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La recensione su Una vita violenta

di alex1975
8 stelle

L'opera prima di Brunello Rondi forma un trittico ideale con "Accattone" e "Mamma Roma". Il trait d'union, oltre alla scrittura pasoliniana, è l'autentico borgataro Franco Citti. Di particolare interesse le osservazioni sulla lotta politica nelle borgate e sulla difficile condizione dei tubercolotici.

Debutto alla regia con ottime credenziali di Brunello Rondi (qui coadiuvato da Paolo Heusch), con una sceneggiatura tratta dall’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini. Rispetto ai “film di borgata” del regista friulano (come Accattone e Mamma Roma), nell’opera prima di Rondi manca l’afflato poetico, accantonato a favore di un crudo realismo (evidente soprattutto nel pestaggio notturno della coppietta con successivo stupro); resta invece il senso di tragedia imminente che si percepisce fin dai primi minuti, assicurato dalla scrittura pasoliniana e dalla presenza di Franco Citti (i cui personaggi hanno quasi sempre il destino segnato). Di particolare interesse alcune notazioni sulla lotta politica nelle borgate, in cui il neofascismo sfrutta la povertà e sentimenti nostalgici per trovare manovalanza (pagata) da utilizzare per provocazioni e aggressioni ai danni di militanti della sinistra, mentre la DC sviluppa un incipiente clientelismo anche attraverso le parrocchie (l’iscrizione alla “Democrazia” è la chiave che apre le porte del mondo del lavoro e di un appartamento dell’INA-Case) e il PCI offre luoghi di aggregazione e occasioni di lotta. Degno di nota anche lo sguardo sulla stigmatizzazione sociale dei tubercolotici (vivendo la loro condizione in prima persona il protagonista reagisce attivamente e consapevolmente al proprio status). In conclusione, questa storia di mancato riscatto è un prodotto del tardo neorealismo italiano da riscoprire, tuttora sottovalutato (forse per la discontinuità del regista, la cui filmografia comprende opere irrisolte, sospese tra ambizioni autoriali e cadute nel sensazionalismo, nonché titoli imbarazzanti).

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