Regia di Paolo Heusch, Brunello Rondi vedi scheda film
Trasuda cruda verita' la "Vita violenta" narrata in questo film.Un epigono quasi dichiarato dell'"Accattone" pasoliniano.Pregevole sotto molti aspetti,sottovalutato da molti e relegato nel margine di "surrogato" nella poetica del regista di Casarsa.Uscito a ridosso di "Accattone" e "Mamma Roma" è tratto dal romanzo di "formazione" omonimo uscito nel 1959.La vita di borgata e il suo corollario a farne da sfondo,Tommaso Puzzilli ne è la vis conclamata.L'attore feticcio di Pasolini,Franco Citti (ri)percorre gli sterrati e le baraccopoli all'ombra del cupolone.I passi e le "gesta" disagiate del Citti sono affidate questa volta alla regia in tandem di Paolo Heusch e dello sceneggiatore Brunello Rondi.Simile alle opere filmiche di Pasolini,"Una vita violenta" segue una prassi piu' "documentarista".Non piu' stralci poetici sulle note sacre di Bach,ma un equilibrio piu' progredito,differente dall'ingenuo primitivismo di "Accattone".la violenza rozza e primordiale dei "ragazzi di vita" è cruda,di uno stato brado e legato alla sopravvivenza.Il personaggio interpretato da Citti,Tommaso, è pero' un "eroe" piu' romantico e inconsapevole a differenza di Accattone.Egli vive alla giornata tra furti e violenze,conserva pero' un lembo d'animo gentile e compassionevole.Tenta di rifarsi una vita con una ragazza,ma episodi spiacevoli lo portano dapprima in carcere e poi in un sanatorio.Luoghi angusti e disperati come nelle pagine pasoliniane,malati alla stregua di bestie che cercano conforto nell'ideologia comunista.La "Vita violenta" di Heusch e Rondi non è legata ad un mondo prettamente sottoproletario,ma segue varie divagazioni.La politica innanzitutto,narrata dapprima come strumento offensivo al soldo di neofascisti.Tommaso e compagni picchiatori durante una proiezione del "Generale Della Rovere".Quasi una premonizione o un accento sul clima ostile vissuto da Pasolini stesso durante le prime dei suoi film.Ma è solo uno "sfogo" amaro di una gioventu' persa tra le miserie di borgate.Gli intenti registici mostrano con asciutezza e carica lucida la "riscossa" dei poveri attraverso il verbo "marxista".Il sanatorio dove è ricoverato Tommaso per una tubercolosi è il ricettacolo d'un popolo asfissiato dalle angherie del potere.Trovare un perchè del proprio essere nel viatico politico è l'unica redenzione per un giovane come Tommaso.La macchina da presa e la fotografia ombrosa ne conservano un intento pregresso,un cercare la via d'uscita alla poverta',tuttavia senza nessuno sbocco.Opera riuscita,forse poco considerata,data "l'ombra" ingombrante di opere come "Accattone",uscite quasi in comtemporanea.Il film di Rondi ed Heusch conserva una carica umana notevole,contrassegnata da volti proletari gia' visti in altri film di Pasolini.Uno spaccato realistico,meno poetico rispetto all'archetipo "Accattone",ma certamente solido nella narrazione e lodevole nella tecnica registica.Un film da rivalutare sotto molti aspetti,per la carica pessimista e disperata.Le pagine e lo scritto di Pasolini sono evincenti al massimo nel viso emaciato di Tommaso.Citti incarna egregiamente una "mejo gioventu'" che combatte un destino avverso,ma come sempre il destino si mostra piu' forte di un animo ingenuo e candido,sbattuto in un lettino ad aspettare la morte.......
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta